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IL RISORGIMENTO.
fermato che la filosofìa greca era 1* interpretazione o il traviamento della dottrina mo-saica? E Numenio pitagorico, non aveva forse detto che Platone era nient' altro che Mosè parlante la lingua dell'Attica? Tuttala scuola Alessandrina non teneva essa come certo che la filosofia platonica era quella che più s'avvicinava ai libri di Mose, libri che Platone doveva aver conosciuto in Egitto? Infine la scuola alessandrina col risuscitare e fondere insieme tutti i sistemi dell'antichità, come in Alessandria, punto d'unione fra l'Oriente e l'Occidente, primo centro della cultura e del commercio del mondo, s'erano fuse le tradis.ioni religiose e scientifiche di tutti i popoli civili del inondo antico, — non s'era essa elevata ad un'ideale che nella sua universalità abbracciava il genero umano? E non era questa una tendenza inconsapevole degli eruditi italiani del secolo quindicesimo? — Per ciò, a misura che il Ficino avanzava nello studio dei Neoplatonici, sentiva in confuso appagarsi bisogni della mente e del cuore da lungo tempo provati, intravedeva soluzioni nuove del problema della vita, componeva in una vasta armonia Mosè e Platone, Cristo e Socrate, il mondo cristiano e l'antichità, e via via sollevandosi col pensiero parevagli di poter finalmente toccare all'ordine assoluto della natura e da queste vertiginose altezze diffondere luce nuova sull' umanità.
In mezzo a questi studi e a queste angoscie del pensiero, il Ficino era colto da tale infermità di languore che disperava guarirne. In tale stato fece un voto a Maria, implorando da essa un segno di guarigione. « Respira* subito alquanto, scriveva egli a Francesco Marescalchi, ed ebbi in sogno un manifesto indizio che sarei guarito. Non devo adunque un gallo ad Esculapio, ma devo i\ corpo e l'anima mia a Cristo ed a sua madre » (1).
Riavutosi dall'infermità, si raffermò più che mai nel proponimento di mutale in cristiano l'indirizzo pagano del suo pensiero. Gittò al fuoco certi suo commenti sopra Lucrezio, deliberò di non pubblicare le sue traduzioni di Esiodo e di Orfeo, onde non sembrasse richiamare i suoi contemporanei al culto degli Dei, e solo intese a volgere le dottrine platoniche e neoplatoniche alla conferma della ri/dazione cristiana. •— Da queslo momento tutte le antinomie per il Fa ino sono srolte, tutta la sua vasta erudizione serve allo scopo della conciliazione fra il cristianesimo e l'antichità, fra la ragione e la fede. Scrive un libro De Cristiana religione vuol con esso provare la verità della dottrina di Cristo e la divinità della sua missione, e incomincia così: « La verità della dottrina di Cristo, la divuità della sua missione è stata più volte profetizzata dalle Sibille. I famosi ver:.,, d Virgilio sono noti a tutti. Platone domandato quanto tempo sarebbero i precetti della sua filosofia durati rispose: infino a tanto che verrà Colui che aprirà la fonte d'ogni vero, — e Porfirio dice ne'suoi risponsi: gl'Iddìi pronunziarono Cristo sommamente pio e religioso, ed affermarono ch'era immortale, molto benignamente testificando di lui. » — Cristo vaticinato dalle Sibille e dai filosofi del Paganesimo! non è questa, benché in forme strane, la continuità intellettuale, morale e religiosa sospettata fra due mondi ? Dominato dalla tendenza a rappresentarsi il mondo cristiano come uno svolgimento dell'antico, tutte le dottrine, e anche tutte le aberrazioni dei savii dell'antichità, assumono pel Ficino un significato nuovo e profondo. Traduce le Occasioni e VAbstinenza di Porfirio, la Teologia degli Assira e degli Bgizii di Jam-blico, le opere di Plotino, s'avvolge in tutte le mistiche trascendentalità Alessandrine,-accetta l'estasi che conduceva Porfirio e Plotino alla visione di TiO, dona con questi filosofi lo spirito profetico all'anima umana, e li segue fino alle ultime conseguenze dei loro sistemi. Nè s'arresta. Le dottrine arcane di Zoroastro, di Hermes e di Confucio lo attraggono, da esse si trova balzato in mezzo all' Astrologia, e l'universo gli apparisce come un sistema di sfere e d'intelligenze pieno d'influssi che dominano l'uomo dalla culla alla tomba. Su tutto questo vasto insieme signoreggia, pò. l'idea di Platone, fatta verbo naturale e rivelato.
Le opere che il Ficino scrisse dopo il 1473 recano le impronte di questo sincre-
(1) Galeotti, op. cit. § V.