i 50 IL RISORGIMENTO.
poter affermare che in esse fosse contenuto un platonismo puro, vólto a cristianità più morale che metafìsico, attinto non all' originale greco, ma ai platonici Latini. Questo libro secondo l'autore citato e secondo il prof. Conti, costituirebbe un primo periodo nella vita filosofica del Ficino, periodo di fede e ancora lontano dalle dottrine del Neoplatonismo.
Ma il consiglio di Cosimo e del Landino determinò un cangiamento nell'indirizzo filosofico di Marsilio Ficino. — Imparata la lingua greca, Marsilio voltò in latino gli inni di Orfeo e di Omero, la Teogonia di Esiodo, il Pimandro e l'Asclepio attribuiti a Mercurio Trismegisto, e cominciò quella versione di Platone che oggidì ancora va tra le meglio pregiate per chiarezza e fedeltà (1). Nel tempo stesso leggeva avidamente i libri d'una gran quantità di filosofi greci, ma incontrati i Neoplatonici alessandrini, parvegli trovare in essi rivelazioni nuove, e tutto si ravvolse nello studio di quelle fantastiche speculazioni. L'influenza ssércitata sul pensiero del Ficino da tanta lettura di filosofi pagani e specialmente dallo studio dei Neoplatonici è palese in tutte le opere ch'egli scrisse dopo il 1456.
In queste fratempo il Ficino aveva raccolto neH'Accaden..a platonica un'eletta di eruditi di poeti e d' artisti, coi quali veniva ragionando della dottrina di Platone. Famìgliarmente adunati nelle case di Cosimo in Firenze, o nella deliziosa i JIla medicea di Carreggi, lontani da ogni preoccupazione della vita pubblica o privata, essi quivi si procuravano le più delicate voluttà del pensiero, spaziando a loro grand'ag^o pel mondo ideale di Platone. Nulla di più geniale e insieme di più serio di questi filosofici convegni. Qui, dice il Ficino, per le vie facili e gioconde del diletto i giovani apprendevano i precetti dei costumi e l'industria dell'eloquenza, qui l'età virile copiosamente s1 istruiva nel reggimento della cosa pubblica e privata, qui pei vecchi si faceva più viva la speranza in una vita immortale. Negli orti dell'Accademia i poeti potevano udire Apollo che cantava sotto i lauri, nel vestibolo gli Oratori potevano ammirare Mercurio che declamava; nel portico e nell'aula i giureconsulti ed i politici potevano riconoscere Giove stesso che sanciva le legg*, che sentenziava e governava gl'imperi; finalmente nei penetrali, i filosofi potevano trovarvi Saturno contemplatore degli arcani celesti (2).
Se l'Accademia platonica ebbe in Cosimo dei Medici 1 suo fondatore e in Piero un protettore, trovò più tardi in Lorenzo il Magnifico 1' uomo che le diè nuovo incremento e la portò al massimo grado di splendore. Il gran nipote di Cosimo vi chiamò a farne parte tutti i cultori delle liberali discipline e tutti quelli, dice il Ficino, che ardevano dal desiderio di raggiungere la verità e la beatitudine. L'Accademia rendeva sembianza di una società di amici raccolti allo scopo di disputare e di comunicarsi le loro idee. Il dialogo era la loro maniera prediletta: parlavano fainigliarmente e alla buona, senza che nei loro discorsi apparisse pur l'omnra aegli apparati dialettici della Scolastica.
Il Ficino in una lettera a Martino Uranio alemanno, informando questo suo dotto amico del modo di disputare che praticavasi nell'Accademia, e mandandogli il catalogo di quei che la componevano, dà agli accademici il nome di amici, e benché di questi ne distingua tre specie, tuttavia dall' insieme della lettera apparisce che nell'Accademia non v'erano veri e propri gradi come s' usa oggidì e come alcuni credettero. « Il primo luogo fra gli amici, dice Marsilio Ficino, spetta ai Medici ; al Magno Cosimo, ai suoi due figli Pietro e Giovanni, ai due figli di Pietro, Lorenzo, e Giuliano, ai tre figli di Lorenzo, Pietro, Giovanni cardinale e Giuhino. Oltre i patroni abbiamo due sorta di amici : alcuni sono nè in tutto uditori, nè in
(1) Fu probabilmente allora che Cosimo fece dono al Ficino d'un podere presso Carreggi, in un luogo denominato Montevecchio, d'una casa in Firenze in via S. Egidio, e dei codici contenenti le opere di Platone e di Plotino.
(2) Fìcinus, in Praef. Platonis.