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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   IL RISORGIMENTO.
   nella Fisica, nella Morale, Platone è molto superiore ad Aristotile ; nell' eloquenza poi non 7'Ita chi lo ahbia superato. Ma infine, in Platone non è tutto ottimo, nè tutto è da rifiutarsi in Aristotile; la discordanza fra le dottrine di questi due filosofi non è nè cosi grande, nè così profonda come si vuole. L'Aristotile vero può mettersi d'accordo con Platone: questo fecero gli Alessandrini, questo devesi fare di presente (1). Il libro del Bessarione dov'erano largamente svolti tutti i principi della filosofia platonica e discussi quelli di Aristotile, di Averroe e dei Neopiatonici, valse a diffondere una maggiore intelligenza delle dottrine di Platone, a innamorare di esse gli eruditi fiorentini, e a dare l'indirizzo di quella filosofia necplato-nica, che dominò poco dipoi nell'Accademia instituita in Firenze.
   Il trionfo delle dottrine platoniche veniva intanto possentemente preparato da Gemisto, ritiratosi dalla lotta quando v'entrò con tanto ardore il Bessarione suo discepolo. Tutta Firenze correva ad ud re l'eloquentissimo greco rivelante i misteri del divino filosofo d'Atene; Cosimo de'Medici lo accog ieva nelle sue case, e fu tanto l'entusiasmo in lui destatosi per Platone che Gemisto non durò fatica a fargli accettare l'idea di far rifiorire sull'Arno gli antichi orti di Academo « Il gran Cosimo, dice Marsilio Ficino, mentre tenevasi in Firenze il Concilio fra i Greci e i Latini a'tempi di papa Eugenio, udì sovente un filosofo greco detto Gemisto, e soprannominato Pletone, disputar dei misteri platonici.*E nell'udirlo tanto s'infervorò e s'accese, che tosto concepì nell' alta mente l'idea di un'Accademia, la quale si sarebbe poi istituita a tempo opportuno (2). — Tale fu l'origine dell'Accademia platonica. Per essa gli eruditi fiorentini si trovarono d'un tratto balzati dal campo della pura erudizione in quello della filosofia, e sul punto di riprendere con nuova lena e sotto novelli auspici la risoluzione del problema degli umani destini. La fede profonda che aveva fatto accettare a Dante la Scolastica, era scomparsa da un pezzo; lo spirito dell'antichità pervadeva le menti ; il Cristianesimo, benché non rifiutato, tuttavia non bastava più da solo a risolvere il problema della vita, Platone e il neoplaton. imo aprivano un nuovo ed immenso campo alla fantasia; l'Aristotile greco si trovava in opposizione con quello che aveva servito di testo nelle scuole filosofiche del Medio Evo. Allora sorsero e si moltiplicarono i contrasti, e il pensiero s'abbandonò liberamente a tutti gli ardimenti del sistema.
   Terminato il Concilio e istituita l'Accademia, Gemisto tornò in Grecia (1441'?), dove lo Scolario, fatto patriarca di Costantinopoli, lo perseguitò fieramente in vita colle accuse di eretico e di miscredente, e cercò di macchiarne la fama dopo morte (1451) abbruciando molte delle sue opere. — Poco prima, o poco dopo, la partenza di Gemisto , avevano abbandonato Firenze anche il Bessarione (3), il Gaza e gli altri greci, alcuni stabilendosi nelle città italiane, altri facendo ritorno nei paesi nativi, ove questi non fossero ancora caduti in potere dei Turchi.
   Intanto, sebbene Firenze fosse piena di studiosi di Platone. l'Accademia mancava di un uomo che al par di Gemisto sapesse illustrare lo studio delie dottrine del gran filosofo, e animare e dirigere gli studiosi. — Un giorno però il Ficino, medico di Cosimo, presentò a questo principe un suo figliuolo di nome Mar?ilio,
   (1) Brucker, Op. cit., Cap. II.
   (2) Praef. in versìonem Plotóni.
   (3) Il Bessarione fu uno dei padri greci del Concilio fiorentino meno avverso all'unione colla Chiesa latina, e di quelli che meglio contribuirono a persuadere l'accordo, qualunque esso sia stato, fra le due Chiese. I Greci però lo accusarono d'aver tradita la loro causa, e finito il Concilio gì'impedirono di salire alla dignità di Patriaca di Costantinopoli, dignità alla quale era stato designato dall'imperatore Giovanni Paleologo. — Poco dopo, il Bessarione si convertì al cattolicismo, e ritornò in Italia, dove Eugenio IV lo fece cardinale, I successori di Eugenio si valsero in diverse circostanze politiche del suo