CAPITOLO TERZO, «•>- SVOLGIMENTO DELL'ERUDIZIONE. 141
ma non si allontanarono mai dal testo di questi due filosofi; agitarono quistioni morali, ma non oltrepassarono reccletismo di Cicerone; disputarono di grammatica, ma non passarono dalla parola al pensiero; infine s'obbliarono per molt'anni nella sola erudizione. All'incontro il Valla, si tolse alla passiva contemplazione dell'antichità, trasfuse nell'erudizione un principio di vita, e, pur non scostandosi dagli antichi, affrontò le credenze e il sapere del medio-evo, tuttora viventi a' tempi suoi, Non è già che egli, colle lotte da lui sostenute, sia riuscito a comporre un sistema positivo e ben ordinato di dottrine da sostituire ai sistemi ancora esistenti ; no, l'influenza da lui esercitata fu specialmente negativa e critica. Incontrò le credenze morali e le dottrine dialettiche della scuola, e opponendo filosofo a filosofo, teoria a teoria, diede, tra i primi, l'esempio d'una critica filosofica; incontrò i grammatici ed i retori, e porse nuovi criteri alla filologia e nuovi precetti allo stile ; incontrò la leggenda , e additò le norme onde analizzarla e sostituirvi la realtà. Con ciò tracciava al pensiero italiano un nuovo indirizzo, e specialmente la critica moderna deve vedere in lui uno de' suoi antecessori.
La critica è l'espressione d'un bisogno ed un diritto della ragione umana che cerca il vero. Per sè stessa, ben lungi dal consistere nell'indifferenza di ogni dottrina, nel disprezzo per ogni scienza, racchiude al contrario, come diceva Renan, l'atto di culto il più puro per la verità e per la scienza. — Nella vita intellettuale e morale dell'umanità vi sono dei momenti in cui la concezione generale del mondo, che rispondeva alle esigenze della ragione, e l'ideale, che appagava i bisogni del cuore, non bastano più, perchè si prevede una sintesi più vasta e completa ed un ideale più grande e perfetto. Allora la critica, riconosciuto l'errore antico e consapevole del nuovo vero, comincia il proprio lavoro, e mirando all'avvenire, lotta contro il passato. Però essa prelude e presiede a tutte le formazioni e trasformazioni del mondo intellettuale e morale delle varie epoche, e, pur mantenendo inalterato e costante il suo scopo, che è la verità, muta i principii da cui move a seconda delle mutate condizioni dello spirito umano. Ma in questo lavoro, dovendo combattere contro autorità lungamente venerate, contro abitudini intellettive e morali, che hanno messo radici profonde, contro interessi molto cari d'ogni maniera, essa ha d'uopo d'una grande indipendenza; la libertà è parte essenziale della sua natura. Da qui nasce, per dirlo di passaggio, che gli uomini, i quali se ne fanno i rappresentanti, sono quasi sempre calunniati, fatti segno all'odio ed alle ire delle moltitudini, e sovente debbono soccombere, essendo riserbato soltanto alla posterità di giustamente apprezzare la loro opera.
Dalla morte del Boccaccio infino alla metà del secolo XV, noi abbiamo assistito al dissolversi continuo della sintesi del medio-evo. — Quali sono ora gli elementi che presiedono a codesta dissoluzione1? quali le norme che guidano la critica nella sua lotta contro il passato? — Le risposte le raccoglieremo dalle opere del Valla, e in tal modo diviseremo le tendenze prime della critica moderna in Italia.
Lasciando di parlare della libertà con cui il Valla considera il mondo e la vita, libertà che a'suoi avversari pareva riprovevole audacia, e ch'egli riteneva come essenziale alla natura ed alla dignità della ragione umana, chi ben guardi nelle sue opere, vi riscontrerà, anzitutto, un sentimento molto vivo del reale e dell'umano maniièstato in forme diverse. Esso infatti apparisce nelle lotte sostenute coi giuristi, quando voleva liberare lo studio delle leggi romane dalle astrazioni e dalle capziosità della scolastica, e ritornarlo alle forme piane e naturali di ragionamento degli antichi giurisprudenti; lo si scorge nei libri del Sommo Bene, dove, abbandonando le formule astratte dei moralisti, faceva appello alle naturali tendenze dell'uomo onde stabilire lo scopo supremo delle azioni della vita, e introduceva nella morale trascendente dei teologi un elemento affatto umano, dandogli un valore infinito ed eterno; lo si trova nelle speculazioni della Dialettica, quando, fondandosi sulla naturale capacità e portata delle facoltà umane, minacciava le fondamenta dell'ontologia delle scuole, stabilendo teoricamente l'inconoscibilità delle sostanze, e