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IL RISORGIMENTO.
buoni precetti dello scrivere latino, non seppe poi metterli in pratica egli stesso (1). Fu, soggiunsero altri, un iracondo epicureo, di pessimi costumi, un temerario infesto a Dio ed agli uomin1 E maledirono la sua memoria, condannarono le sue opere, ne vietarono la lettura alla gioventù, e quando poterono, strapparono dalle edizioni tutti i fogli dei migliori suoi libri (2;, V'ebbero finalmente quelli che scevri d' odio e di pregiudizi, spogliarono il Valla de' sue. difetti, e cercarono di assegnargli il suo vero posto nella storia del pensiero. Tra questi, fin dal secolo XV, fu Erasmo da Rotterdam. Al Valla, egli disse, noi dobbiamo il restauramento delle lettere, e però il suo nome, anziché odioso, dev'essere venerando e caro per tutti coloro che amano le lettere Le quali, imprendendo egli a restaurare, ben sapeva di non poter guarire un morbo inveterato, se non con farmachi dolorosi, con abbrucciature e tagli, e ciò con gran dolore di moltissimi. Nè ignorava che la verità si ascolta con pena anche dai buoni. Il Valla, s> dice, fu mordace e maledico; e non si bada che questo lacerare ch'egli faceva gli altri non era spesso che un dissentire letterario, un' abbattere una prosuntuosa ignoranza, che si voleva imporre altrui in nome dell'autorità. E poi, perchè potendo egli esser preso da tanti lati buoni, lo si prende soltanto da questo che fu mordace % Perchè non compensiamo piuttosto questo leggero vizio colle tanta virtù ch'egli ebbe1? anzi, perchè, ingrati, facciamo della necessaria libertà un titolo di maldicenza1? (3). — Chi ha vissuto qualche tempo con questo spirito originale, deve confessare che se il Valla non fu di quelli uomini che si fanno amare per le doti del loro cuore, fu però di quelli che impongono il rispetto per la potenza, la novità e l'ardire del loro ingegno. Quando, ricadendo in mezzo alle condizioni religiose, intellettuali e morali del secolo XV, tu scorri il vecchio in-folio delle opere del Valla, sentì di vivere in compagnia di un uomo, il quale ha l'anima turbata da cento dispetti e corrucci, che è pieno della propria superiorità intellettuale e te la fa sentire ad ogni tratto, che è intollerante delle contraddizioni, e che contraddetto morde amarissimamente, trascorrendo in villanie ed ingiurie contro gli avversari : tutto questo non può a meno di non offenderti. Ma, d'altra parte, tu senti anche di vivere con un uomo di vasto e libero intelletto, che ha il sentimento profondo d'un nuovo ve ro, e che, persuaso che il suo spirito formi uno spirito solo con Dio, dinnanzi a sè non vede cosa che possa sottrarsi all'indagane e all'impero dell'umana ragione. Allora tu senti di poterti sollevare al di sopra dei suoi difetti individuali, di dover abbandonare i suoi vizii come la parte caduca e dimenticabile dell'uomo, per non badare se non a ciò che in lui v'ebbe di duraturo e non dimenticabile — Or, dai fatti e dalle dottrine che siamo venuti esponendo fin qui, possiamo raccogliere specialmente questo, che Lorenzo Valla trasse il pensiero italiano a svolgere il contenuto del sapere antico recentemente acquistato, e che fu l'iniziatore della critica moderna in Italia. — Infatti i latinisti suoi predecessori non fecero, come abbiamo notato, se non appropriarsi la coltura greco-latina. Essi commentarono Platone ed Aristotile,
(1) Acer, maledìcus, et toto genere paulo asperior... màledicus et stomachosus, nihìl, ad modum alienum laudabat.... Non est eadem ratio scribendi quae praecipicendi. Vol-lam inquinatam dicendi consuetudinem emendava, et multurn adjuvit juventutem. Sed est alia scribendi ratio quae a Valla aut prcetermissa est, aut ignorata. — Paolo Cortese, De hominibns doctis.
(2) In molte edizioni delle opere complete del Valla, stampate a Basilea, sono strappati i fogli dei libri della Voluttà, della Donazione di Costantino, del Libero arbitrio, della prefazione di Erasmo alle Annotazioni sul Nuovo Testamento, e non sappiamo per qual ragione, anche la lettera a Candido Decembrio contro il Bartolo. Nella biblioteca di Ferrara, ve n'ha un edizione cosi mutilata, già appartenente alla libreria del convento dei Domenicani, ma ve n' ha un' altra completa.
(3) Erasmo da Rotterdam. — Lettera premessa alle annotazioni sul Nuovo Testamento. In Vallae, opera, ediz. c ,t.