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IL RISORGIMENTO.
Col favore di Nicola V, gli studi classici, e specialmente quelli della lingua greca, fecero grandissimi progressi. La corte dei dotto pontefice raccoglieva quanti uomini più illustri in fatto d'erudizione c'erano allora in Italia. Oltre 1 'Valla, vivevano in Roma, Poggio Bracciolini, Leonardo Bruni, il Filelfo, Giorgio da Trebi-sonda, Teodoro Gaza e moltissimi altri Eruditi, la cui attività fu dal pontefice rivolta a tradurre in latino le principali opere della letteratura greca. In breve tempo, si voltarono in latino Platone, Aristotile, Teofrasto, Tolomeo, Strabone, Erodoto, Senofonte, Diodoro Siculo, Polibio, ecc., senza contare le opere teologiche di moltissimi padri greci. Fu allora che il Valla ebbe l'incarico Idi tradurre le istorie di Tucidide e che per questa sua traduzione ricevette dalle mani stesse di Nicola V, un dono di cinquecento scudi d'oro. Oltre Tucidide, ei fece anche una versione delle favole d'Esopo e dell'Iliade, quest'ultima in prosa non barbara come quella che esisteva, e forse cominciata in versi, dei quali il Pontano riferisce i due primi:
Iram pande miìii Palidae, Piva, superbi Tristia quae miseris injecit funera Grajis (1).
A questi lavori, che diedero al Valla un posto fra i traduttori più illustri del suo tempo, s'accompagnarono e seguirono nuove ed aspre battaglie letterarie.
Il Valla aveva una estrema predilezione per Quintiliano, a cagione del modo con cui il grande retore latino considerava la lingua, modo eh' era in gran parte conforme a quello da lui tenuto nelle sue opere. Ora viveva in Roma Giorgio da Trebisonda segretario di Nicola V, il quale era invece un grande ammiratore di Cicerone, e spargeva dottrine tutte^ciceroniane II Valla pertanto, nella scuola di eloquenza, da Iuj. aperta in Roma (2), esaltò a cielo Quintiliano, si fece di Giorgio da Trebisonda un avversario, dando così luogo a molte dispute e alle due scuole dei Ciceroniani e dei Quintilianisti. La quistione frivola in apparenza, assume una grande importanza quando si considera come parte del metodo seguito dal Valla nelle sue opere letterarie e filosofiche. Ma di ciò parleremo a suo tempo. Intanto diremo che tutto fa credere che la controversia del Valla con Giorgio da Trebisonda, benché vi face assai, rimanesse tuttavia nei limiti di un dissenso letter ario, e non degenerasse in una invereconda diatriba come quella ch'egli ebbe poco dopo a sostenere con Poggio Bracciolini. — Ecco qual fu l'occasione di questa disputa. — Un nobile catalano discepolo del Valla aveva posseduto una copia delle lettere di Poggio Bracciolini. Or, non si sa come, questo libro tornò alle mani del suo autor e, :i quale, trovandovi segnato in margine alcuni errori di stile, e supponendo che quelle note critiche fossero del Valla, dettò contro questi una invettiva violentissima. In essa non istette contento di rispondere alle critiche che egli supponeva gli fossero state-fatte, ma, abbandonandos anche lui alle intemperanze proprie del suo carattere, trascorse in sanguinose ;ngiurie contro la persona del suo avversario. Il Valla rispose in modo non meno violento ed ingiurioso, e provocò una replica di Poggio, nella quale egli veniva qualificato come un eretico, un uomo reo di falso e di furto, dato all'ubbriachezza e ad ogni sorta di sozzure. Come è facile supporre, il Valla nella sua risposta, pagò il Poggio della stessa moneta, e monumento di questa scandalosa diatriba rimasero i quattro lib~i d'Antidoti, dedicati (strana dedica davvero!) al pontefice Nicola V (3). Al pari di tutti gli altri libri di simil genere (e sono
(1) De Sermone, Lib. I, 18 — citato dal Settembrini, Lez. di lett. ital., voi. I, XXXII.
(2) In questa scuola, leggendo pubblicamente eloquenza, il Valla criticò molti altr scrittori dell'antichità, tra cui Virgilio eh' ei chiamava poeta molto inferiore a Pindara. (Lettera di Poggio Bracciolini citata dal Tonclli, traduttore dell'opera di Shepherd. « Life of Poggio », cap. XI in nota).
(3) L. Vallae, Antidoti in Poggium. Lib. IV, ediz. cit. — Questa disputa pare che s'abbia da porre verso il 1452. — Vedi le note di Tonelli alla vita di Poggio di Shepherd. Voi. 2, Cap. XI.