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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   i 50
   IL RISORGIMENTO.
   quando si trovò dinanzi ai libri del Nuovo Testamento, confrontando codici greci e latini, enumero, in un libro di Annotazioni, i difetti della loro versione latina (1). Fu questo il primo esempio d' interpretazioni bibliche fondate sull' originale greco.
   Erasmo da Rotterdam, dopo avere nel 1516 pubblicato la propria ediz.one nel testo greco del Nuovo Testamento, accompagnato da una traduzione latina, pubblicò anche le Ncte del Valla al Nuovo Testamento, facendole precedere da una lettera, nella quale difende l'autore dalle censure che gli erano state fatte, e rivendica anche ai grammatici il diritto di occuparsi dell'interpretazione dei litri sacri. Noi non possiamo seguire il Valla nelle sue interpretazioni, nè d'altronde sarebbe qui opportuno. A noi basta l'aver notato che egli è da porsi primo, o tra i primi, di coloro che iniziarono in Italia un genere di studi che fu poi colt'vato in Germania con interesse sempre crescente. Del resto il Valla non segnò che il primo passo sulla via delle interpretazioni bibliche. Ben presto dal testo greco si doveva risalire all'originale ebraico, recando così nuove e rilevantissime modificazioni nella versione latina. Ma questo appartiene ad epoca posteriore a quella n cui ci troviamo col nostro racconto (2). — Torniamo adunque al Valla.
   Il quale, mentre si trovava in Napoli, venne dalle circostanze portato a qui-stioni d'erudizione sacra. — Un giorno in casa del vescovo Arnoldo Palla, agitandosi non so quale quistione tra il Valla ed il vescovo di Majorca, questi, a sostegno delle proprie affermazioni, citò la lettera di Cristo a re Abgaro. — È nota questa leggenda. Abgaro, dei re di Edessa nella Mesopotamia, vissuto ai tempi stessi di Gesù, colto da malore ai piedi, invitò per lettera il Nazareno, del quale gli erano note le prodigiose guarigioni operate, a recargli sollievo. Gesù rispose a quest'in-
   (1) In Novum Testamentum, e diversorum utriusque linguae codicum collatione. Annotationes cum primis utiles. — Vallae, opera, ediz. cìt.
   Annotationum Elenchus.
   In Evangelium Matthei Ad Colossenses
   » Marci » Tessalonicenses I et II
   I Lucae » Timotheum I et II
   » Joannis » Titum
   In Acta Apostolorum » Phileraonem
   In Epistolam divi Pauli » Hebreos.
   Ad Romanos In Epistolas canonicas
   » Carìnthios I et II In Epistclam Jacobi
   » Galatas » Petri I et II
   » Ephesos » Joannis I, II et III.
   » Philippenscs » Judae
   In Apocalysim.
   Queste annotazioni sono precedute da una lettera di Erasmo da Rotterdam a Cristoforo Fiscùer protonotaro apostolico.
   (2) Non sarà però inutile l'accennar brevemente a quanto segue. — In Italia la cognizione della lingua ebraica fra i Cristiani, non si perdette mai totalmente. Si cercava d'apprenderla dagli Israeliti stessi, massime onde servirsene nei viaggi d'oriente. Sul principio del secolo XV si parla di alcuni italiani dotti d'arabo e d'ebraico. Contemporaneo al Valla fu Giannazzo Mannetti, che pubblicò un salterio in tre lingue con una traduzione latina dall'originale. (V. sopra cap. /, § 2, pag. 81 in nota). Ma lo studio della lingua ebraica in Italia, propriamente parlando, fu contemporaneo alla stampa delle scritture ebraiche, e fu agevolato dalle misure di rigore, adottate da Ferdinando ed Isabella, le quali costrinsero molti Israeliti a passare dalla Spagna in Italia. Noi avremo occasione di notare questi progressi nello studio delle lingue orientali in Italia, quando parleremo di Pico della Mirandola. Intanto vedi specialmente: Mac Crie, Eistory of the Reformat^on in Italy, Chap. II,