i 50 IL RISORGIMENTO.
romani, scoperto l'inganno, se ne indignarono, Bonifacio papa, come Tarquinio, con una verga abbatteva i papaveri più alti. Non parlo degli altri pontefici, i quali tennero sempre Roma oppressa coll'armi. — Il papa insidiò sempre la libertà dei popoli. Se questi, minacciati da qualche pericolo, consentirono talvolta d'accettare il dominio papale, non lo fecero già per rendersi schiavi, per non scuotere imi quel giogo, per togliere per sempre ai loro figli l'arbitrio di sè stessi. Questo sarebbe ini-quissimo. Bensì come spontaneamente si diedero, spontaneamente si possono sottrarre al suo dominio. 1 Romani possono governarsi da sè meglio di quello che li governi il pontefice; essi non debbono tollerare più oltre le spogliazioni ed i delitti del pontefice. S'egli ha cessato d'esser padre, i Romani si debbono dimenticare d'esser figli. Il popolo chiamò il pontefice come padre, o se volete, come signore, ma non come nemico e carnefice. Il popolo però, come cristiano, non imiterà la crudeltà del pontefice, nè rivolgerà 1' armi contro di lui ; soltanto gli sostituirà un1 altro padre e signore. « Ai figli è lecito fuggire i cattivi genitori, e a noi non sarà lecito fuggir da te, o pontefice, non padre vero, ma adottivo, e che ne tratti pessimamente? Occupati di ciò che riguarda il sacerdozio, non ti voler fare una sede a borea, e quinci
tuonando scagliar su questo e sugli altri popoli lampeggianti fulmini..... » Pertanto
anche se fosse vero, che Costantino donò tante cose, e che il pontefice romano può prescrivere, entrambi questi diritti, sarebbero cancellati dalle scelleratezze dei possessori..... Forsechè noi possiamo sopportare come un diritto il principato della potenza papale, che semina guerre in tutta Italia e in molte altre proviucie, che noi
scorgiamo essere causa di delitti e di mali d'ogni genere?..... Il papa move guerra
ai popoli pacifici, semina la discordia fra le città ed i principi, è sitibondo della roba altrui e divora la propria, traffica la cosa pubblica non solo, ma anche l'ecclesiastica e lo Spirito Santo. E questo egli non nega, ma pubblicamente confessa e se ne gloria, dicendo essergli lecito strappare a quelli che lo occupano il patrimonio della Chiesa donato da Costantino. Quasiché, ricuperato questo, la religione cristiana sarà beata, e non maggiormente oppressa dalle scelleraggini dalle lussurie
e dalle libidini..... Per ricuperare le altre parti della donazione, i danari mal tolti
alla bona gente, ei peggio profonde, mantenendo truppe di militi equestri e pedestri, le quali infestano ogni cosa, mentre Cristo fra tante migliaia di poverini si muor
di fame e di freddo..... Della nessuna religione, della nessuna santità, del nessun
timor di Dio, di tutti i delitti, gli empi si scusano col papa, perchè questi ed i suoi compagni danno l'esempio d'ogni delitto.
Il libro della donazione termina così : « Voi (pontefici) istruite gli altri e non istruite voi stessi, predicate di non rubare, e rubate; di abbominare gli idoli, e fate sacrilegi; vi gloriate della legge e del pontificato, e colla prevaricazione della legge disonorate Dio, vero pontefice. Se il popolo romano, per le soverchie ricchezze, perdette la sua sovranità, se Salomone, per l'istessa causa, cadde nell'idolatria, potremo noi dubitare che il medesimo non abbia da accadere al pontefice e agli altri ecclesiastici? E inoltre, crederemo noi che Iddio abbia permesso che Silvestro accet* tasse materia di peccare? Non soffrirò che si faccia quest'onta all'ottimo pontefice, che si dica ch'egli ricevette regni, imperi e provincie, a cui sogliono rinunciare eziandio coloro che vogliono essere ecclesiastici. Poche cose possedette Silvestro, poche cose tutti gli altri pontefici, il cui aspetto era sacrosanto anche ai nemici, come quello di Leone, che atterrì il truce animo del re barbaro. I moderni pontefici sono altrettanto ricchi di dovizie e di delizie, per quanto gli antichi lo furono di sapienza e di santità, e vincono coi loro biasimi le egregie lodi date a quei primi. Chi è del nome cristiano che possa con equo animo tollerar queste cose? Io con questo mio primo discorso non voglio esortare i principi ed i popoli, ad impedire al papa la sfrenata corsa, e a costringerlo a rimanere dentro i suoi confini, ma soltanto ad ammonirlo; e istruito della verità, spontaneamente, egli si ricondurrà allora dalla altrui casa nella propria, dagli agitati flutti e dalle crudeli tempeste riparerà in porto. Che se ricuserà, allora porremo mano ad altra e più feroce orazione, Voglia il cielo ch'io vegga il papa vicario solo di Cristo e non di Cesare, nè