CAPITOLO TERZO, «•>- SVOLGIMENTO DELL'ERUDIZIONE. 127
si, cadens in terram, adoraveris me. Laonde, o Cesare, sia detto con tua pace, non farmi da Diavolo che impone a Cristo, cioè a ine, di ricevere i regni del mondo. — E per dire qualche cosa degli infedeli, che saranno, come spero, futur. fedeli, non mi volere d' angelo della luce trasformare in angelo delle tenebre per coloro i cuori dei quali voglio indurre alla pietà, ma dei quali non voglio sottoporre al giogo
la cervice, sottomettendomeli colla spada..... Io voglio farmeli ligi carissimi e non
servi, voglio adottarli, non comprarli, offerire il sacrificio delle loro anime a Dio, non offerire i loro corp al Diavolo, Disotte a me, disse il Signore, qui mitis sum et Immiti carde, capite jugum meum et inveni etis requiem animabus vestris. Jugum enim meum suaue et pondus meum leve. Da ultimo, per finirla, eccot i delle parole del Signore, le quaii risolvono la quistione fra te e me; Iteddite quae sunt Cacsaris Cacsari, et quae sunt Bei Dea. Il che significa clie nè tu, Cesare, (levi abbandonare le cose tue, uè io debbo ricevere quelle che appartengono a Cesare, le quali io non accetterò anche se tu me le offerissi mille volte.
Dopo ciò, conclude il Valla, coloro che sostengono la donazione fanno ingiuria a Costantino, che essi credono abbia voluto privare i suoi e distruggere l'impero romano; fanno ingiur'a al Senato ed al popolo romano, che essi credono abbiano permesso di mutare l'anpero ; fanno ingiuria a Silvestro, che stimò la donazione indegna di un sant' uomo; fanno ingiuria al pontefice, al quale credono sia lecito possedere regni terrestri e governare 1' 'raperò romano.
Dimostrato 'così che la donazione non era possibile, nè da parte di Costantino, uè da parte di Silvestro, il Valla passa a dimostrare che in realtà, nè l'uno diede il possesso, nè l'altro l'accettò. — Dall'atto di donazione, quale \ien messo uinanzi, non risulta che Silvestro abbia accettato; nè da ciò che in esso si fa menzione del privilegio di donazione, si deve arguire che questa fu accettata. Anzi poiché 11011 vi si fa menzione dell'accettazione, si deve dire che non ci è stata donazione. Ma concediamo anche che s possano arrecare documenti autentici dell'assenso di Silvestro* dov' è il possesso1? dov'è la consegna di possesso1? Imperocché se Costantino si limitò a dar la carta, non volle gratificarsi, ma illudere il pontefice. Ora consta che un tale possesso non fu mai conferito. Infatti non si compierono mai per Silvestro quegli atti che sì sogliono compiere per ogni principe nuovo. Quando mai, ad esempio, Costantino condusse Silvestro in trionfo in Campidoglio tra il plauso degli affollati e pagani Quiriti? Quando andò con lui nelle Gallie, nella Spagna, nella Germania, ecc.?
0 se era per entrambi troppo gravoso il visitare tanta parte di terre, a chi mai delegarono ess; l'importante ufficio dì dare e di accettare il possesso? Questo incarico dovette essere dato ad uomini grandi e di somma autorità; eppure noi non sappiamo chi essi sieno stati. E quando Costantino fu lontano, e Silvestro ebbe preposto nuovi reggitori alle Provincie ed alle città, questo pontefice quaii guerre ha egli fatto? quali regioni soggiogate? quale fu la sua amministrazione? Di tutto questo nulla sappiamo, oppure bisogna che tutto sia stato fatto di nottetempo, chè niuno vidde nulla. Se poi Silvestro andò realmente al possesso dell'impero, chi mai ne lo cacciò? poiché non
1 ebbe nè lui, nè alcuno de' suoi successori fino a Gregorio Magno, il quale anche ne fu privo. Ora clii non è in possesso, e non può provare d'esserne stato cacciato, costui certamente non possedette ma., e se dica d'aver posseduto, ammattisce (insanii). Dite quando e come Silvestro fu cacciato dal possesso? quali testimoni od autori potete citare? Nessuno. Non vi vergognate adunque di sostenere, non come uomini, ma come pecore, essere verosimile che Silvestro abbia posseduto? — Ma mentre non si può provare che Silvestro entrò in possesso, si può invece provare che 'Costantino possedette ogni cosa fino all'ultimo giorno di sua vita. In ciò infatti coiivengouo tutti gl storici di quei tempo: basti uno per tutti. Eutropio, che vide Costantino signore di tutto l'orbe, e tre figli lasciati dal padre di Costantino, e che di Giuliano figlio del fratello di Costantino così scrive: questo Giuliano fu diacono della Chiesa romana, e creato imperatore, apostatò, s'Impadronì delle cose, con grande apparato mosse guerra ai Parti, alla qual spedizione io fui presente; — Eutropio, dico, non avrebbe taciuto della donazione dell'impero d'Occidente, nè di Gioviano,