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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   i 50 IL RISORGIMENTO.
   della dottrina contenuta nell'Evangelo. — Quand' anc'lie fosse 111 tuo (di Costantino) diritto, fa dire il Valla a papa Silvestro, d dare ad altri che ai tuoi figli parte del tuo impero con Roma, la regina del mondo, io non potrei, per nessuna ragione acconsentire ad accettare il tuo dono ; a meno cliè non mi volessi mettere in contraddizione con me stesso, non volessi dimenticare la mia condizione, e poco meno clie rinnegare il Signore Gesù. I tuoi doni, o come tu vuoi, le tue ricompense, macchie-rehbero 3 distruggerebbero affatto la gloria, l'innocenza, la santità mia e di tutti quelli che mi succederanno, chiudendo la via a quelli che' verranno alla cognizione della verità. Il profeta ELseo guarì Naaman dalla lebbra, ma non volle ricevere alcuna mercede, perchè non sembrasse far mercato delle cose sacre, usureggiare la casa di Dio, aver bisogno del soccorso degli uomini, avvilire od elevare la dignità del beneficio operato. E io, che ti guarii dalla labbra, a maggior ragione debbo così operare, perchè tale è il precetto del Signore : curate gì' infermi , egli dice, risuscitate < morti, mondate i lebbrosi, cacciate il demonio, ma gratis acce-
   pistis, gratis date..... Domo cristiano, sacerdote di Dio, pontefice romano, vicario P
   Cristo, io sarei esempio e causa agli altri di delinquere..... Come potrà rimanere
   intatta l'innocenza dei sacerdoti fra le ricchezze, fra i magistrati, fra l'amministrazione dei secolari negozi..... A che la ricchezza, quando la voce di Lio mi comanda di non essere inquieto dell'indomani'? È Lui che disse1, nolite tliesaurizzare super terram, nolite possidere aurum, ncque argentum, ncque pecuniam in zonis vestris. Et diffccilius est divitem introirs in regnimi coelorum, quam camelurn perforamen acus transire. Però Dio scelse ministri poveri, e che ogn. cosa abbandonarono per segualo, ed egli stesso fu esempio di povertà. Il maneggiar ricchezze e danari è nemico dell'innocenza, ond'è che Giuda prevaricò e per cupidigia di danaro, tradì il suo Maestro. E non temi, o Cesare, di far un Giuda di
   me Pietro?..... Tu vuoi trasformarmi in Cesare, ma il Signore Gesù Ciisto, Dio e
   uomo, re e sacerdote, quando si chiamò re, sentì di qual regno egh intese parlare Il mio regno, egli disse, non è di questo mondo — e nella sua predicazione sempre accennò a questo regno celeste, non cercò inai un regno mondano, e quando questo gli venne offerto, Egli fuggi tra la solitudine dei monti. Lo che a noi, che occupiamo il luogo suo, porse non solo come esempio da imitare, ma impose eziandio col precetto dicendo: Principes gentium dominantur eorum: et qui majores sunt, potesiatem exercent, in eos, Non ita erit inter vos: sed quicumqite voluerit inter vos major fieri, erit vester minister; et qui voluerit primus inter vos esse, erit vester scr-vus. Sicut Filius Jiominis non venti ut qui ministretur ci, sed ut ministret, et
   det animam saam in redemptionem prò multis..... I giudici del popoio d'Israele
   giudicavano delle controversie, ma non esigevano tributi; e Pietro perchè disse di ricevere terre, tributo e censo dagli stranieri e non dai figli, fu benedetto da Dio: dunque tutti i figli sono liberi. Or tutti sono miei tìgli, quindi tutti liberi e nessuno deve pagar nulla. Però non ho d'uopo della tua donazione. Per difendere quanto tu m'avresti donato, dovrei esercitare la mia podestà col sangue, punire i colpevoli, mover guerre, prendere a forza le città, iniquamente devastar regioni od ferro. Così operando sarei .o forse sacerdote, pontefice, Vicario di Cristo1? Sentire1 la voce di Dio tuonarmi all'orecchio: Domus mea. domus orationis vocaMtur omnibus gentibus, et tu fecisti eam speluncam latronum. Non veni in mundum ut judicem mundum, sed liberemeum. Ed io sarò cagione di morti1? A noi non lice difendere col ferro, imperocché Dio disse a Pietro, quando questi difendere voleva ù Signore: Converte gladium tuum in locum suum. Omnes enim equi acceperint gladium, gladio perilmnt. E tu vuoi clic noi impugniamo il ferro onde acquistare e difendere ricchezze'? La nostra potestà è la potestà delle chiavi, perchè Dio disse: Tibi dabo claves regni coelorum. Quodcumqiie Ugaveris super terram, erit ligatus et in coelis, et quodeumque solveris super terram, erit solutum in coelis, et portae in-ferorum non prevalebunt adversus eas. A questa potestà, a questa dignità, a questo regno nulla può essere aggiunto. E chi di ciò non si contenta, cerca qualche cosa al Diavolo, il quale osò dire anche al Signore: Ubi dabo omnia regna mundi