CAPITOLO TERZO. — SVOLGIMENTO DELL'ERUDIZIONE. 121
La relazione non cade nella sostanza, ma nell'accidente. Cosi la relazione fra me padre e tu figlio, non lia riguardo alla sostanza, chè siamo uomini io e tu, ma all'accidente, chè io uomo ti son padre, e tu uomo mi sei figlio. Or queste sono qualità. — Alle quali, va pure sottoposta la quantità. Colla qualità non si cerca soltanto quali sieno la natura e la forma di una cosa, ma ancora quali sieno la sua grandezza ed il suo numero. E di ciò rende anche testimonianza la consuetudine di parlare. Se si chieda ad uno: quale campo comprasti1? risponderà: oblungo sul principio, in seguito più largo; di due jugeri di lunghezza, d'incerta larghezza, ecc. Ora il grande, il piccolo, il molto, lo scarso, il lungo, il breve e simili appartengono alla quantità, ma sono tuttavia sottoposti alla qualità come a genere più esteso. Nè a questa si sottrae la quantità discreta (quotitas). Il quantum non è altro che la grandezza o la piccolezza della cosa, il quotum è la sua misura, esprimente il molto od il poco della cosa. Ora l'esser grande o piccolo (quantitas), di molti o pochi anni (quotitas), torna ad un medesimo che essere di corpo quadrato, pingue, esile, lungo ; oppure fanciullo, giovane, vecchio. Adunque la grandezza ed il numero, benché quantità, sono abbracciati dal genere più esteso, che è la qualità. — L' Ubi (come nel foro, nel liceo) è il luogo corporeo. Noi chiamiamo luogo il vacuo o spazio del vaso da vino, del granaio dove si conserva il frumento, della piazza dove si raccoglie il popolo. Come corporeo Cubi è abbracciato dalla categoria di sostanza. I filosofi dicono che il vuoto non c' è, perchè dove non e' è corpo, c' è però sempre aria. Il popolo invece, che è l'arbitro e la norma del parlare, non chiama pieno il luogo, dove non c' è che aria, bensi chiama vuoto il granaio quando non c' è dentro frumento, e vuota la piazza quando non vi si trovano persone. Soltanto quando l'aria è di qualche momento, egli chiama un luogo pieno d'aria, come allorché parla delle vele, delle navi, del pallone, ecc. Se il vuoto è niente nella natura, certamente non sarà qualche cosa il pieno, come non c' è il duro se non ci sarà stato il molle, il leggiero se non ci sarà stato il pesante. Quando i filosofi dicono che non si dà vuoto nella natura, è quasi come se dicessero che non si dà aria nella natura, chè l'aria è niente. — 11 Quando significa in qualche tempo. Ora il tempo è azione, che noi conosciamo mercè l'animo, consiste cioè in un certo discorrimento dell' essere, della vita delle cose. Le cose, perciò stesso che esistono, hanno una certa vita, e quando finiscono vanno incontro alla morte. — Rimane la Passio, la quale è anch'essa azione. Infatti patire non è altro che sentir passione, come il temere, l'esser dolente, l'esser triste. Nè vale l'addurre il verbo passivo come esempio del contrario. Quando sono amato o temuto, che cosa patisco, se non so di patire? ora il sapere, il conoscere è già azione (1).
Riassumiamo brevemente, e con parole nostre, il pensiero del Valla. La Cosa (res) è il vocabolo più generale della lingua; esso trascende qualunque categoria, ed esprime l'estremo limite, a cui possano toccare le astrazioni della mente nostra. L'Ente (ens), il solo vocabolo che potrebbe pretendere ad un tal grado di generalità, in quanto denota la cosa che è, è subordinato alla cosa, o, se cosi si vuole, è implicato e compenetrato in questa. La cosa poi, che è vocabolo per sè indeterminato, si determina colla sostanza, la qualità e l'azione, le tre categorie alle quali debbono essere ridotte le dieci di Aristotile. La sostanza, però, va presa in senso molto diverso da quello in cui lo prendevano gli Scolastici. Siccome per in pensiero la cosa in sè, disgiunta da' suoi attributi, non esiste, cosi non esiste vocabolo che esprima la mera sostanza. Le parole espr mono: o soggetti colle loro qualità, qua!) si presentano alla percezione, o qualità, o azioni di questi soggetti,. Si hanno cosi tre elementi, i quali si determinano in infinite guise per mezzo dei vocaboli d'una lingua, e che combinandosi fra loro nella proposizione, esprimono gì' infili' ti rapporti percepiti ed affermati dal pensiero. — Dopo ciò, per quanto la materia sia importante, noi non seguiremo il Valla, nel secondo libro della sua
(1) Dialettica, Lib. I, Cap. XVII. Invernizzi. — Il Pdsnrqimcnto.
16