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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   IL RISORGIMENTO.
   il vizio, il sapere, la gioja, il dolore, la speranza, il timore; poi la gloria, l'onore, l'impero, la dignità, il consolato, il sacerdozio, il conjngio, la paternità, ecc.; poi ancora quelle che si riscontrano in tutte le cose, cioè il numero, l'ordine, la serie, la differenza, la somiglianza, la fortuna, la necessità, la cagione. Sono infine qualità percepite dall'intendimento i significati delle voci, la superiorità, l'inferiorità, la parità dei significati; in questi rientrano il genere e la specie, il tutto e la parte. Infatti quando dico che l'uomo è specie, e che i animale è genere, dico che la sostanza uomo ha qualità d'inferiorità, che la sostanza animale ha qualità di superiorità, ossia che il significato dell'una parola è più esteso di quello dell'altra. Parimenti, la mano è parte relativamente al braccio, il braccio è tutto relativamente alla mano, cioè ha maggiore o minore proporzione, ossia diversa qualità. — Tanto nelle qualità percepite dai sensi, quanto in quelle percepite dall'intendimento, ve ne sono di quelle che possono essere e non essere, senza la distruzione del soggetto in cui ineriscono. Così il suono, e talvolta 1' odore ed il sapore, possono non esservi in una cosa; chi è padre può cessare di esserlo, ove muoiano tutti i suoi figli (1).
   La nona delle categorie di Aristotile, l'azione, non s'intende come possa chiamarsi un'accidente, mentr'essa non accade, ma emana (cam non accidct, sed emanet) dallo spirito, dal corpo, dall'animale, dalla qualità. Lo scrivere, che è un'azione delle mie dita, non accade nelle mie dita, ma parte dalle mie dita. Le parole atto ed azione (actus et actio) non differiscono fra loro se non per l'uso che se ne fa. Atto è parola generale e significa ciò che si fa, sia colle parole, sia colle cose. L'atto non si deve intendere al modo d'Aristotile, come la potenzialità attuata. Aristotile dice: questo legno, questo tronco d'albero sono arca, non in atto, ma in potenza. Ora se da questo legno si forma l'arca, direm noi che questo legno è l'arca in atto? Di chi è atto? del legno forse? ma il legno non opera; del fabbro forse? ma questi fabbrica l'arca, e non la fa; l'artefice è l'autore non l'attore. A che serve aggiungere atto? certamente perchè altro è essere il legno arco in potenza. Ma questo è un modo di parlare non concesso dalla ragione. Imperocché altro è che il legno sia tramutato in arca, ed altro è 1' essere il legno arca in potenza. Quando diciamo poter esso venir tramutato in arca, già neghiamo che sia arca, perchè ciò che è non può di nuovo esser fatto, essendo già fatto. Quanto non è meglio seguire l'uso comune di parlare, e dire: questo legno può essere tramutato in arca, cioè la sua forma e la sua figura sono mutabili nella forma e nella figura dell'arca! — I nomi uscenti in bilis significano piuttosto la possibilità, la quale consiste nella natura stessa delle cose, che certuni chiamano attitudine. E però si deve dire, questo tronco è convertibile in arca, e non già : questo tronco è l'arca in potenza. L'entelechia d'Aristotile si ammette che è atto, e che vuol chr perfezione. Ma se è atto, che cosa si cerca con essa? che cosa vi può essere nella pietra che non sia una qualità naturale od acquisita? — Lasciamo adunque queste parole superstiziose e torniamo al senso naturale, all'uso comune e più acconcio della parola. L'atto e l'azione per noi significano ciò che si fa, o si opera sia colle parole sia colle cose (2).
   Ciò posto tutti i predicamenti annoverati da Aristotile, si riducono o alla sostanza, o alla qualità, o all' azione. — Infatti il situs (giacere, sedere) è o azione perchè nel giacere, nel sedere e simili, noi operiamo; oppure è qualità, perchè giacendo' sedendo le membra ed il corpo si trovano in una certa postura determinata, la qual costituisce una qualità. L'Habitus (l'essere armato, vestito, ecc.) cade in quella specie di qualità che è la figura, non meno de' suoi contrari, (inerme, nudo); se le armi, le vesti, ecc. sono cose corporee, esse danno però una qualità all'uomo che le porta. Anche la Relatio (l'esser padre, figlio, precettore, discepolo) è una qualità. E sono qualità relativo le condizioni delle persone, l'essere illustre od oscuro, magistrato o privato, cittadino o forastiero, libero o schiavo, ecc. Ogni aggettivo è relativo
   (1) Dialettica, Lib. I, Cap. XV.
   (2) Dialettica, Lib. I, Cap. XVI.