CAPITOLO TERZO, «•>- SVOLGIMENTO DELL'ERUDIZIONE. 135
cose divine, non avendo noi parole adatte a quest' uopo, dobbiamo ricorrere alle cose sensibili e però paragonar Dio alle cose create. Cosi noi chiamiamo il Sole simile a Dio: or nel Sole ci sono tre qualità: la potenza di vibrare o, per cosi dire, la vita istessa, la luce, che è generata dal vibrare, e il calore, che quinci emana e spira. Non diremo la vibrazione o la vita del Sole essere simile al Padre, la luce simile al Figlio, e il calore simile allo Spirito Santo; ossia non diremo il Padre essere la divina potenza, il Figlio la divina sapienza, e lo Spirito Santo la divina carità; ma aggiungeremo l'essenza, e al Padre paragoneremo non la potenza e la vita del Sole, ma paragoneremo il Sole vivo e potente al Padre; non paragoneremo al Figlio la luce solare, ma il Sole lucente al Figlio; non paragoneremo l'ardor del sole allo Spirito Santo, ma il Sole ardente allo Spirito Santo. E il Padre sarà Dio potente e vivo, il Figlio sarà Dio sapiente, lo Spirito Santo sarà Dio amante. Potenza, luce e calore sono tre qualità che si trovano in Dio, e che sono da lui inseparabili; l'essenza divina però è unica; il Padre l'ha comune col Figlio e collo Spirito Santo. Le tre qualità accennate sono poi la persona, la quale così nell' uomo come in Dio ò qualità e non sostanza (1). Tutto ciò sia detto contro Aristotile il quale affisse Dio in cielo come la favola affisse Issione sulla rota. — L'anima è una sostanza dotata delle potenze di sentire, di conoscere e di desiderare o volere. Che cosa però essa sia noi non sappiamo se non per speculum in aenigmate, come disse S. Paolo ; quando vi dice eh' ella è in moto o in quiete, togliamo questi attributi dalle cose che cadono.sotto i sensi.
Gli altri nove predicamenti si designano col nome di accidenti. Ora, alcuni di questi non sono accidenti, ma azioni, e gli accidenti si debbono piuttosto chiamar qualità, riducendo così ogni cosa alla qualità ed aXYazione. — L'accidente, si dice, è ciò che può essere e non essere, senza distruggere il soggetto in cui esso inerisce. Ma come mai può, ad esempio, mancare il calore nel fuoco, senza distruggere il fuoco1? Il calore nel fuoco, si risponde, è la forma sostanziale. Sta bene; ma codesta forma, non è la sostanza stessa1? Essa, si soggiunge, consiste nel sostanziale rispetto al composto, e si chiama forma sostanziale, dalla quale differisce la forma accidentale, come il calore nel fuoco. Noi, volendo adoperare parole d'uso comune e non capziose, alla forma daremo il nome di qualità, e divideremo questa in naturale e non naturale. Naturali chiameremo le qualità, che non possono mancare al soggetto, come la luce ed il calore nel Sole, la potenza di desiderare nell'anima. Qualità non naturali chiameremo poi quelle che possono anche non essere in una cosa, come il calore nel ferro. Il colore, la forma, la figura, il peso sono qualità naturali, perchè non possono mancare in una cosa; essi si mutano, ma non si levano; una qualità vien sostituita ad un altro dello stesso genere; questo colore, ad esempio, si cangia in quest'altro, questa figura in quell'altra. Quella che si chiama la privazione è qualche cosa di assurdo in sè stesso, perchè è un nulla di cui si vuol fare qualche cosa di sostanziale. — Le qualità sono costanti nei generi, ma non nelle specie, tranne forse in alcune poche. Sono adunque costanti {perpetuae) quelle qualità che sono generali. In una mela può mancare il verde od il rosso, ma non il colore; può in un corpo mancare la rotondità, ma non ogni figura, può venir meno in esso il peso primitivo, ma non ogni peso. — Alcune qualità generali si presentano ai sensi esterni, altre all'intendimento. Gli oggetti dei sensi hanno ricevuto nomi generali, tranne quelli del tatto. L'oggetto della vista è il colore, dell'udito il suono, del gusto il sapore, del-l'olfato l'odore ; gli oggetti del tatto sono : il duro, l'aspro, il molle e le loro specie (2). Le qualità conosciute dall'intendimento sono anzitutto quelle dell'anima, come la virtù,
(1) maledica, Lib. I,Cap. Vili. — Elegantiarum, Lib. VI, Cap. XXXIV. — Dico lucem,
vibrationem, calorem in Sole esse qualitates____Tales qualitates statuo in Beo, et has
dico esse persona, quae ab eo abesse non possunt, et qualitatem significare, non sub-stantiam----Sunt autem in Deo tres personae, non tres substantias____
(2) Dialettica, Lib. I, Cap. XI1I-XIV.