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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   i 50
   IL RISORGIMENTO.
   Passiamo ai predicamenti (categorie). — Il problema delle categorie è il problema stesso delia scienza; e di ciò n'ebbe coscienza il genio di Aristotile quando tentò una enumerazione (la prima che nella storia della filosofìa apparisca come consapevole e ben definita) degli elementi più generali, che l'umano pensiero riscontra negli oggetti. — Le parole, secondo lo Stagirita, non possono esprimere che dieci generi di cose, e cioè:
   A
   Essentia.....Essenza {subslantia degli scolastici).
   Quaniitas ... . Quantità
   Quaiitas......Qualità.
   Relatio......Relazione
   Ubi........Il dove (spazio)
   Quando......Il quando (tempo)
   Sitvs.......La posizione
   Habitus......La maniera d'essere
   Actio.......L'azione
   Passio......La passione.
   Noi non dobbiamo fare la storia delle mutazioni successivamente recate a questo sistema di categorie; è però necessario che accenniamo a quelle che il Valla aveva presenti al suo pensiero, quando riduceva le categorie aristoteliche. — I Logici della scuola Stoica si proposero di determinare i generi più universali, abbracciati dal genere dei generi, ossia dalla cosa, e trovarono, anzitutto, la sostanza o materia, soggetto per sè indeterminato; poi Vessenza o qualità, cioè gli attributi essenziali inseparabili dai loro soggetti ; in terzo luogo, i modi variabili, e finalmente i modi di relazione, sia fra le qualità, sia fra le maniere d'essere. Essi avevano quandi formato quattro categorie: la sostanza, l'essenza, la maniera d'essere, la maniera d'essere relativamente, le quali come verbi viventi nella materia determinavano la cosa unica, di cui le cose tutte sono modificazioni. Negli ultimi tempi della filosofìa greca, Plotino ridusse le categorie a due : la sostanza e la relazione, comprendendo in quest'ultima la quantità, la qualità, il moto. — Le scuole teologiche del Medio Evo non riconobbero che le due categorie di sostanza e di accidente, ma adottando le categorie aristoteliche fecero della prima di queste {essentia) il fondamento di tutte le altre, e la chiamarono sostanza (subiectum inhaesionìs), e le rimanenti nove categorie chiamarono accidenti, come quelle che richiedono un subjectum inliaesionis (1). Il Valla trovò a questo punto il problema delle categorie, e, allontanandosi dalle opinioni da lungo tempo e comunemente accettate, sostenne che le categorie non erano altrimenti dieci, come aveva voluto Aristotile, e come s'insegnava nelle scuole, ma tre: la sostanza, la qualità e Vazione.
   Il Valla, riguardo alla sostanza, lascia in sulle prime il suo pensiero molto indeciso; ma lo determina nel seguito del suo ragionamento, quando viene a qualche applicazione, e quel che possiamo raccogliere è questo: la parola sostanza dovrebbe esprimere il sostrato della cosa {substantia in suppositis est); in realtà però nessuna parola esprime la mera sostanza, nè cosa alcuna è mera sostanza; tutte le parole esprimono sostanza e qualità (2). La sostanza si divide in corporea o corpo, ed in incorporea o spirito o anima. I corpi sono eterei o non eterei; lo spirito è creatore (Dio) o creato (angeli, anima umana). — Dio è una essenza con tre inseparabili qualità o persone, chè la persona è una qualità. Quando dobbiamo parlare di
   (1) Gli. Renouvier, Essais de critique généraìe. Premier essai. Appendice I.— Paris Ladrange 1854.
   (2) Un applicazione della sostanza il Valla la fa nel Lib. VI delle Eleganze, Cap. XXXIV. dove spiega contro Boezio il significato della parola: persona. — Vedi più in là dove si parla delle Eleganze.