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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   i 50 il risorgimento.
   zione che il Valla vuol togliere. — Dio, egli dice, certamente prevede l'azione, e tuttavia non sospinge l'uomo a compierla; l'azione è volontaria, e ciò che è volontario non entra nella necessità. Per ciò che un' azione è prevista non è necessaria; dalla prescienza di Dio non scende la necessità dell'azione. Se la mia scienza non fa esistere le cose passate e presenti, nemmeno la mia prescienza farà esistere le future. Ora se la prescienza dell'uomo non è la causa del futuro, nemmeno lo sarà la prescienza di Dio. Nè giova l'opporre che il futuro è variabile, e che però non si può conoscere come certo, quello che per sè è incerto. Lasciamo infatti il corso delie cose naturali, che è costante e determinato, e parliamo degli avveniment che difendono dalla volontà. Dio, conoscendo la volontà umana, conosce la fonte delle azioni, quindi non ignora l'azione futura. Tu potrai voler movere il piede sinistro ;jrima del destro, o questo prima di quello, ma Dio conoscerà il tuo volere. Certo è poi che se noi conoscessimo in modo positivo la predizione divina risguardante un' atto nostro futuro, noi, mossi o dalla venerazione, o dall'amore, o dal terrore, ci affretteremmo a fare quanto sapremmo predetto da lui. — Ma questo ha riguardo alla predizione e non alla prescienza; torniamo adunque alla nostra quistione. Si dice J se è possibile che avvenga altrimenti da quel che Dio ha previsto, è tolta la prescienza, se è impossibile è tolto il libero arbitrio. Ma si risponde : poter stare insieme la prescienza e la possibilità che una cosa avvenga diversamente da quel che fu prevista. Infatti è molto diverso il poter esser fatta alcuna cosa, dall'essere per avvenire alcuna cosa. Io posso diventare soldato o sacerdote, forsechè per questo lo sarò anche'? no. Dunque io posso operare altrimenti da quello che deve avvenire, tuttavia non opererò altrimenti. Giuda poteva non peccare, benché il poter non peccare fosse previsto, ma volle peccare, e che così sarebbe avvenuto, già era previsto. Insomma distinguiamo il necessario dal certo ; non è necessario che io operi in un dato modo, ma è certo che io opererò in un dato modo. Così sussistono contemporaneamente la libertà umana e la prescienza ; Dio infallibilmente prevede che noi operando con libertà, opereremo in quello o in quest' altro modo. —11 Valla distingue in Dio il sapere dal volere, e dice che la ragione umana può accordare la libertà col primo di questi attributi; ma che poi è insufficiente ad accordarla col secondo , e dimostra la sua tesi nel modo seguente. — Supponiamo che Sesto Tarquinio, si rechi a Delfo, onde consultare l'oracolo sul futuro suo destino, e supponiamo che Apollo risponda così :
   Exsul inopsque cades, irata pulsus ab urbe.
   Sesto dirà: Che dici, o Apollo1? che feci io mai perchè tu m'abbia ad annunziare una sorte cosi crudele1? revoca, te ne scongiuro, il tuo responso; vaticina cose più liete a me che ti recai doni regali. — E Apollo allora: Mi è grato il tuo dono, o giovane, ed io risposi alle tue interrogazioni, presagendoti il futuro; esso è triste, ed io vorrei che fosse più lieto, ma il far ciò non istà in mia mano; io conosco 1 fati, ma non ne dispongo. Va, e seti piace, incolpane Giove, le Parche, la Fortuna; in essi c' è il potere e la volontà dei fati; a me non restano che la nuda prescienza e la predizione. Dopo ciò sarebbe ridicolo che Sesto continuasse a lagnarsi d'Apollo ; tuttavia gli dirà : Io ti ringrazio, o Santo Apollo, di avermi svelato la verità. Ma perchè Giove è tanto crudele con me'1? perchè segnare un fato così acerbo ad un uomo innocente, e religioso adoratore degli Dei1? — Tu innocente ! soggiungerà allora Apollo; — sappi che tu sarai superbo, adultero e traditore della patria. Se Tarquinio replicasse così: a te, o Apollo, è da attribuirsi la colpa de' miei delitti, imperocché col prevederli, tu mi sospingi a compierli — bisognerebbe confessare ch'egli è pazzo. — Or, come Sesto non può lamentarsi della prescienza di Apollo, così Giuda non può lamentarsi della prescienza di Dio. Ecco risolta la difficoltà quanto al sapere divino. Ma continuiamo nella favola. — Sesto dirà: Io non farò, o Apollo, quello che tu dici. — E Apollo : forsecchè io mento % lo ripeto, tu sarai adultero, traditore, superbo, cattivo. Sesto forse pregherà Giove che cangi in meglio i suoi fati, ma le sue preghiere torneranno vane, chè non si può render