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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO TERZO, «•>- SVOLGIMENTO DELL'ERUDIZIONE. 129
   o dì castigo. Se non elle anche ad essi si estesero i meriti della redenzione divina, la qual die' valore alle -virtù da lor praticata, e loro aperse le porte della città celeste (1).
   Studiando i libri De Consolatione di Boezio, il Valla s'era impegnato a combattere lo stoicismo, risolvendoli problema del sommo bene nel modo che abbiamo veduto. Poco dopo, la lettura di Boezio stesso, lo pose di fronte al problema delle relazioni tra Dio e l'arbitrio umano, e precisamente fra la prescienza divina e 1' umana libertà (2) Dalla libertà il Valla vide dipendere tutto l'ordine morale, i premi ed i castighi di questa e della vita avvenire. — L'uomo è libero, ma come si concilia codesta sua libertà colla prescienza divina? Il problema non era nuovo. I Padri, giovandosi della filosofia, avevano tentato di conciliare quei due termini, ma in nome della filosofia avevano dichiarata impossibile la conciliazione. Boezio aveva visto che la prescienza di Dio vincolava la libertà dell'uomo. Il Valla non si dissimulò nessuna delle difficoltà del problema; ammise la prescienza e la libertà, ma all'ultimo, quando si trovò a dover conciliare la prescienza colla bontà e colla giustizia di Dio, vide che la ragione umana era a quest'uopo insufficiente, e si rifugiò nella fede. La filosofìa, dic'egli, non giovò alla religione cristiana; le eresie nacquero dai fonti dei dogmi filosofici; ogni qualvolta si tentò con questi di spiegare i misteri della fede, si cadde nell'errore; le cose che noi ignoriamo sono molto più numerose di quelle che conosciamo; ma d'altra parte, è vana la pretesa dei filosofi di voler tutto conoscere e spiegare. Voi chiedete, ad esempio, che cosa sia l'anima: ed io vi rispondo che l'anima non la potete conoscere in sè, ma soltanto per speculum in aenigma, come dice S. Paolo. Quando voi dite ch'essa è in quiete o in moto, voi derivate questi attributi non dall'anima, ma dalle cose che vi cadono sotto i sensi (3). Quando v'incontrate nel mistero, voi dovete chinar la testa, ed abbandonarvi alla fede (4). Or questo non fece Boezio, il quale, come troppo amante della filosofia, nel trattare la quistione del libero arbitrio, volle oltrepassare i limiti segnati alla ragione. Noi, volendo disputare intorno a questa stessa quistione, arrivati ad un certo punto dobbiamo fermarci, e non chieder più in là.
   Ciò premesso, ecco il problema. — Se Dio prevede il futuro, questo non potrà essere diverso da quello ch'Egli previde ;s'Ei previde che Giuda doveva prevaricare, era necessario che Giuda prevaricasse; accadendo altrimenti verrebbe meno la prescienza di Dio. Se così è il genere umano è destituito di libero arbitrio; pei malvagi è necessario il inai fare, come per i buoni il ben fare, se già buoni e malvagi si possono chiamare uomini senza libertà d' arbitrio, e se buone o cattive si possono chiamare le azioni necessarie. Ciò posto le conseguenze sono evidenti. Abbandoniamo la religione, la pietà, la santità, le cerimonie, i sacrifizi, nulla aspettiamoci da Dio, cessiamo le preghiere, non imploriamo la misericordia di Lui, non tentiamo di volgere n meglio il suo pensiero a nostro riguardo, operiamo infine come meglio ci torna, che la giustizia e l'ingiustizia nostre sono prescritte da Dio. Ecco il fatale dilemma: o noi siamo dotati di libero arbitrio, e allora Dio non può prevedere il futuro; o non ne siamo dotati, e allora Dio non è giusto. Questa è la contraddi-
   (1 ) De Vero Bono, Lib, III, Cap. X e XII e Praefatto in libros de Vero Bono.
   (2) De Lìbero arbitrio ad Garsan episcopum Illerdensem. — Vallae opera, ediz. cit.— Anche questo libro ha forma di dialogo, e risponde al quinto libro De Consolatione phi-losophiae di Boezio, nel quale si mostra che la prescienza di Dio vincola l'umana libertà. Un tal Antonio Glarea spagnuolo chiede al Valla le sue opinioni a questo proposito, e il Valla dimostra che la prescienza divina non vincola la libertà umana. Questo dialogo del Valla è riprodotto, quasi per intero, dal Leibnitz nella sua Teodicea.
   (3) Dialettica, Lib. I, Cap. IX.
   (4) Nescimus Iwjus rei causam; quid referti fide stamus non probabilità te ratio-num... De Libero arbitrio.
   Ikvernizzi. - Il Risorgimento. 15