(52
i 50 IL RISORGIMENTO.
altri gradi intermedi, che si possono porre tra i due estremi. Inoltre, non si vede perchè sieno da lodarsi tale medio, o tali medii, piuttosto che gli estremi, o qualcuno degli estremi. In effetti, talora il vizio è medio, e le virtù formano gli estremi. Così la prodigalità è media tra la liberalità e la parsimonia, come la liberalità è media tra l'avarizia e la prodigalità; la temerità è media tra il coraggio e la cautela, come 11 coraggio è medio tra la codardia e la temerità. Anche Cristo pose il vizio il mezzo quando disse: fossi tu caldo o freddo, ma perchè se* tiepido ti caccierò fuori dalla mia bocca. Tanto il vizio che la virtù possono adunque essere medii ed estremi, e non è vero che nel mezzo stia il bene e e negli estremi l'eccesso e il diffetto, come ha sostenuto Aristotile. Stando alla natura, e considerando la vita degli uomini senza argomentazioni cavillose, i vizii e le virtù non si misurano dalla piccolezza, dalla mediocrità o dalla grandezza delle cose, ma dalla mente e dalla volontà da cui movono. Non v'è norma assoluta cJie misuri i vizii e le virtù. Come nell'orazione, l'abbondanza e la brevità sono pregi o dif-fetti secondo i casi, come nel pronunziarla il tono grave od acuto della voce è lodevole o biasimevole secondo le circostanze, — cosi i vizii e le virtù si misurano dalle circostanze in cui si trovano la mente e la volontà. Quando io dono posso essere liberale o prodigo, quando io non dono parco od avaro. Si dice prodigo non chi largisce molte cose, ma chi le largisce malamente, anche se largisca un sol obolo; quand'urlo poi non dà perchè non lo comportano le sue circostanze, è parco e non avaro. Largire sapientemente e con buona volontà è la nota della liberalità, largire con malvagia intenzione è la nota della prodigalità. Insomma ogni cosa si può fare rettamente o provamente; si può largire bene o male uno, due, tre, quattro, mille, oppure poco, molto, moltissimo, tutto. Nè per ciò che i vizii sono due, il dar poco o troppo, sarà una sola la virtù, il dar mediocremente; anzi le virtù saranno tre: una riposta nel dar poco, l'altra nel dar mediocremente, la terza nel dar troppo. Tutto si deve misurare dalla mente e dalla volontà di chi dona. — tipi non siamo, nè possiamo esser sempre i medesimi; a seconda delle circostanze siamo ora forti, ora cauti, ora temerari ; nè la temerità del momento attuale distrugge il coraggio del momento trascorso, nè il coraggio del trascorso la temerità dell' attuale. Per ciò ancora non si deve dire cogli stoici che i vizi sono più numerosi delle virtù; ad ogni virtù si deve assegnare il suo vizio. È poi tanta e tale la vicinanza dei vizii colle virtù, che quelli possono simular queste. Come l'oricalco simula l'oro, così la prodigalità simula la . liberalità, la temerità simula il coraggio, e la precauzione la codardia. Ond'è che riesce sommamente diffìcile giudicare degli uni e delle altre; tanto più che in ciò fare noi poniamo troppo della nostra soggetta ità, ci lasciamo cioè trascinare dall'amor proprio, dai nostri interessi, dalle nostre abitudini.
Oderunt hilarem tristes, tristemque iocosi
Sedatum celeres, agilem gnavumque remissi (1).
La virtù, si è detto, è amore del bene ed odio del male, per ciò delle tre Virtù teologali, fede, speranza, e carità quest'ultima soltanto è virtù. La fede consiste nel credere Dio onnipotente, sapientissimo e sommamente buono, la speranza nel credere ch'Egli sarà tale per noi; però esse procedono dall'intelletto e non dalla volontà. La carità invece, che è amor di Dio, procede dall' affetto., quindi dal volere e soltanto essa è virtù, e quando è in lotta, si chiama fortezza. In tutti quelli che si chiamano forti essa non è che amore o de' suoi, o della gloria, o dell' impero, o della ricchezza. Tolgasi codesta intensa volontà che si chiama amore, e nessuno durerà nelle fatiche e nei pericoli, e nessuno subirà le ferite, i tormenti, la morte. Animali miti e timidi diventan feroci quando sono spinti dall'amor della prole. La fortezza è lavoro d' animo amante intrapreso per cosa a sè stesso gioconda e dilettevole È fortezza
(1) Dialectica, Lib. I, Cap. X. —• De Vero Tlono, Lib. III, Gap. 2.