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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo secondo. — l'erudizione.
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   fra le prime ricerche archeologiche riguardanti la Grecia e l'Italia (1). Ma quelli che più interessavano gli eruditi italiani, erano gli avanzi dell'antica Roma e dell' Italia antica. Poggio Bracciolini nell'introduzione al dialogo sulle vicissitudini della fortuna enumerò e descrisse le ruine di Roma. Tuttavia l'erudito che fece l'opera di questo genere più completa fu Flavio Biondo in Forlì. Vivendo in Roma segretario di Eugenio IV, egli pubblicò dapprima un libro intitolato llomae instauratae, diviso in tre parti, in cui descrive il sito, le fabbriche, le porte, i templi e tutti gli altri monumenti dell'antica Roma. In seguito apparve un'altra sua opera col titolo: Romae trium-phantis, divisa in dieci libri, dove si tratta del governo, della religione, delle leggi, degli ordinamenti militari, e di tutte le altre cose spettanti al reggimento della repubblica romana. Finalmente nell' Italia illustrata il Biondo espone l'origine, le vicende delle quattordici regioni in cui era divisa l'Italia antica, accennando anche ai nomi coi quali esse venivano distinte dai Greci e dai Latini (2).
   In quest' opere, scritte in un tempo in cui la critica non era ancor nata, e la conoscenza del mondo antico era ancora molto imperfetta, noi non dobbiamo cercare la precisione che siamo soliti incontrare nelle opere archeologiche d'oggidi. Flavio Biondo ampliava e determinava, nel modo con cui era fattibile a' suoi tempi, l'ideale di Roma antica e dell'antica Italia: Guarino da Verona, Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini e tanti altri avevano risuscitata la sapienza di Roma; il Biondo faceva rivivere Roma nelle sue forme esteriori.
   Destino unico di queste memorie dell'antichità! Nei tempi moderni ogniqualvolta esse rivissero, segnarono un qualche rivolgimento nella storia dello spirito umano. La Francia nel 1780 voleva rinati i Leonida, i Bruti, i Catoni; Vittorio Alfieri, a scuotere l'Italia dal suo letargo, e ad incitarla a fatti generosi, traeva sulla scena gli eroi della Grecia e di Roma; nel secolo XV esse ajutarono il dissolversi del Medio Evo, e l'accendersi di una vita nuova nell' anima umana. Dinnanzi alle reliquie di Roma la mente di un erudito s'empieva di pensieri inusitatamente solenni. « Oh Poggio, esclama Antonio Lusco, contemplando Roma dagli avanzi della Rocca Tarpeja (3), quanto è dissimile questo Campidoglio da quello di cui Virgilio cantava:
   Aurea nunc, olim silvestris horrida dumis !
   (1) Ciriaco d'Ancona nacque in questa città nel 1391. A vent'anni aveva già visitato tutte le città d'Italia, come compagno di viaggio d'un suo zio commerciante. Visitò in seguito l'Egitto, poi intraprese il viaggio di Costantinopoli e quegli altri accennati nel testo. Fu jter tre, e forse quattro volte in Oriente. Morì verso la metà del secolo XV. Di ritorno in Italia da uno de' suoi primi viaggi in Oriente. Ciriaco fu istruito nella storia e nella letteratura degli antichi. Lasciò molti manoscritti, che non vennero però pubblicati se non molt' anni dopo la sua morte. Alcuni frammenti d' un suo viaggio in Oriente furono pubblicati in Roma nel 1664 dal Moroni, bibliotecario del cardinale Barberini. La relazione del suo viaggio in Italia fu pubblicata nel 1742 in Firenze dall'abate Metrus. Nel 1763 si stamparono in Pesaro altri frammenti del suo Viaggio in Italia con note di Annibale degli abati Olivieri. Il Tiraboschi nella Storia della Letteratura italiana dà estesi ragguagli sulle opere e sui viaggi di Ciriaco d'Ancona.
   (2) Flavio Biondo o Biondo Flavio nacque in Forlì nel 1368. Fu in Milano ambasciatore de' suoi concittadini presso i Visconti, e vi copiò il trattato De claris oratoribus recentemente scoperto. Soggiornò dappoi in Venezia, e, fatto cittadino veneziano, scrisse un libro De origine et gestis Venetorum. All'ultimo entrò nella Cancelleria pontificia e vi stette segretario di Eugenio IV, di Nicola V, di Calisto III, e di Pio II. Morì in Roma nel 1463. Oltre alle opere già accennate, il Biondo aveva cominciato una storia della decadenza dell'Impero Romano, ma compiute tre decadi di essa e il primo libro della quarta morì. Le opere di Flavio Biondo sono stampate a Basilea da Frobenio, 1531 e 1539; quelle voltate in italiano da Lucio Fauno, furono stampate in Venezia da Michele Tramezzino.
   (3) Nell'introduzione al dialogo De varietate fortimcie di Poggio.