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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   il risorgimento.
   contnamo non solo nelle opere di Poggio e de' suoi contemporanei, ma in tutta la vita religiosa di quell' età.
   Tale è lo spirito di novità che in mezzo ali imitazione dell'antico, al convenzionalismo della rettorìca, alle contraddizioni dell' uomo, ci sorprese nelle opere di Poggio. Nelle quali se, riguardo alla forma, il rozzo latino della Chiesa e della Scolastica si è cangiato in uno più elegante e castigato, che risente lo studio e l'imitazione di Cicerone, riguardo però al contenuto è inutile cercare l'originalità e la profonda unità di un sistema filosofico. Poggio attinge tutte le sue idee da Platone, da Aristotele, da Cicerone, e anche dal cristianesimo, ma non le collega e fonde in un sistema riflesso che nel suo giro abbracci e spieghi l'origine e il fine dell'universo. Egli si occupò di quistioni della maggiore realtà pratica, ma nel suo pensiero non s'era formata una sintesi nuova del mondo e della vita ; quelli stessi elementi nucvi che noi abbiamo di sopra accennato nelle sue opere, vissero nella sua coscienza la vita della spontaneità, ma non si trasformarono mai in cognizione scientifica. Il primo sistema italiano di filosofia, qualunque esso sia, apparisce più tardi con Marsilio Ficino.
   Oramai noi sappiamo quali sieno le tendenze ed i caratteri generali del mondo intellettuale in cui vissero gli eruditi commentatori e traduttori dei libri dell' antichità nel secolo XY. Il seguirne davvicino tutte le modificazioni a seconda del ca-rettere e della condizione de:' numerosi scrittori che s'incontrano, è lavoro soverchiamente lungo e non consentito dall'indole e dai limiti della presente opera. Per ciò quinc'innanzi noi dovremo accontentarci di accennare rapidamente.
   Parlando delle fiere dispute sorte fra gli eruditi dell'epoca di cui ci occupiamo, ci siamo soventi imbattuti nel nome di un uomo di chiassosa celebrità: vogliamo parlare di Francesco Filelfo. Niuno degli eruditi suoi contemporanei ebbe maggiore attività di lui, ma niuno anche fu più vano, più orgoglioso, più violento di lui. Nato a Tolentino nella Marca d'Ancona (25 luglio 1398), a diciott'anni egli insegnava eloquenza nell'università di Padova (1). Un anno dopo era chiamato a Venezia, dove veniva con pubblico decreto ammesso alla cittadinanza veneziana, e quindi aggiunto in qualità di segretario all'ambasceria della Repubblica presso l'Impero bizantino. A Costantinopoli studiò il greco sotto Giovanni Crvsolora, fratello del celebre Emanuele, e seppe far apprezzare da tutti la prodigiosa attività del suo ingegno. L'ambasciatore veneto s'era già valso dell'opera sua, mandandolo rappresentante della repubblica presso Amhurat II a trattarvi la pace fra questi e Venezia; poco tempo dopo 1' Imperatore Giovanni Paleologo lo mandò suo ambasciatore a Buda presso la corte di Sigismondo (1423); e mentre ei si trovava in questa città ebbe da Ladislao re di Polonia l'invito d'assistere come ministro imperiale alle feste del suo matrimonio che si dovevano celebrare in Cracovia. Reduce a Costantinopoli, il Filelfo sposò Teodora, figlia del suo maestro Crysoiora, e dopo sett'anni d'assenza tornò a Venezia, seco recando gran numero di manoscritti, e molte e splendide speranze di gloria e di lucro (1427) (2). — Ma Venezia, desolata dalla peste,
   (1) Per la Biografia del Filelfo vedi specialmente: Vita di Francesco Filelfo da Tolentino del cav. Carlo De Rosmini roveretano. Milano 1808. 3 voi. in 8.° — Lancelot. Mém. sur Philelph.e. Académ. des inscr. et beli. Lett. tom. X — Tiraboschi, Storia della Letteratura italiana.
   (2) Filelfo stesso in una lettera ad Ambrogio Travcrsari dà una nota dei manoscritti da lui raccolti nel suo soggiorno a Costantinopoli. Essi sono: Plotino, Eliano, Dionigi d'Ali-carnasso, Strabone, Ermogene, la rettorica d'Aristotile, Dionigi d'Alicarnasso, de numeris et caracteribm, Tucidide, opuscoli morali di Plutarco, Proclo in Platonem, Filone Ebreo, l'Etica d'Aristotile, i suoi libri Economici, Politici e Morali, alcuni opuscoli di Toofrasto, l'Iliade e l'Odissea d'Omero, le orazioni di Libanio, alcuni dialoghi di Luciano, Pindaro, Arato, sette tragedie di Euripide, Teocrito, Esiodo, Suida, Falarule, Ippocrate, Platone) molte lettere degli antichi filosofi, le orazioni e le epistole di Demostene e di Eschine, le