capitolo secondo. — l'erudizione.
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noi vi troviamo la preoccupazione dell'antichità, e l'imitazione, e la retorica; da un'altra sentiamo di vivere con uno spirito che ha in sè qualche cosa di nuovo che lo agita, e questa novità apparisce in fondo a contraddizioni e pregiudizii d' ogni maniera.
Ma di ciò terremo parola fra poco. — Nel dialogo V Avarizia (1) >1 Poggio riferisce una conversazione tenuta in casa di Bartolomeo da Montepulciano tra questi, Antonio Lusco e Cincio Romano, alla presenza di molti altri segretari apostolici, e di un Andrea costantinopolitano, uomo insigne per dottrina e per pietà. Bartolomeo si scaglia contro gli avari, concludendo che questi non ponno essere nè uomini buoni, nè buoni cittadini, e che dovrebbero essere cacciati dalle città, dove sono di cattivo esempio e di nocumento agli altri. Antonio Lusco risponde che l'Avarizia nell'uomo non è altro se non un desiderio naturale di guadagnare, e che ad essa si deve attribuire molta parte di ciò che gli uomini imprendono di profittevole e di illustre. Sorviene infine Andrea costantinopolitano, il quale concilia le opinioni dei due avversari, distinguendo fra la brama naturale di possedere le cose utili alla vita, e l'avarizia: quando, egli dice, codesta brama rimane dentro i limiti della moderazione, allora è virtuosa ; ma quando li trascende, e degenera in cupidigia allora essa si trasforma in turpe vizio. Tale è in sostanza il dialogo sull' avarizia, del quale sono notevoli assai l'introduzione, dove Cincio Romano, uno degl'interlocutori, attacca vivamente il convenzionalismo e l'ignoranza dei predicatori — e gli accessorii, dove il Poggio, per mezzo dei suoi personaggi, sferza la cupidigia dei chierici e dei principi.
Nei primi anni del pontificato di Eugenio IV, successore di Martino V, il popolo romano si sollevò, obbligando il pontefice e la sua corte a fuggire da Roma e a riparare a Firenze. Poggio seguì la sorte degli altri cortigiani del pontefice, .e venne nella natia Toscana. Firenze era in mano agli Albizzi, e Cosimo dei Medici viveva esule in Venezia. Era difficile trovare in Italia un erudito che non fosse stato in un modo qualunque protetto dall'illustre esule fiorentino. Poggio, che in altri tempi aveva goduto di una simile protezione, franco e ardito com' era, diresse a Cosimo una lunga e bella lettera consolatoria, non preoccupandosi del male che gli potevano arrecare i possenti riemici dell'esule (2). Nè ciò bastandogli si schierò apertamente tra gli avversari degli Albizzi, e in alcune violenti invettive difese Cosimo de'Medici dagli insulti che gli erano stati scagliati contro dal celebre Francesco Filelfo (3). — Il partito dei Medici trionfò nuovamente, Cosimo fu richiamato dall'esilio, e com'era naturale, raddoppiò la sua benevolenza per Poggio. Il quale, durante i torbidi politici e religiosi che riempierono il pontificato di Eugenio IV, soggiornò sempre in Toscana. Egli viveva colla sua famiglia (nel 1435 aveva sposato Selvaggia, figlia di Ghino Manente dei Buondelmonti) in una bella casa in Valdarno, di cui aveva fatto un luogo di erudite delizie, raccogliendovi antichi manoscritti e statue e avanzi dell'antichità, e dove scorreva il suo tempo studiando e conversando coi molti dotti che l'andavano a visitare.
Frutti di quest'anni di tranquilità sono un Dialogo sulla Nobiltà, un libro sulla Sventura dei Principi, dedicato a Tommaso di Sarzana, non che la raccolta delle sue lettere, che fu cagione d'una accanita disputa fra lui e Lorenzo Valla, disputa nella quale Poggio rivela il suo animo violento e pieno di corrucci (4). Nel primo di questi scritti, egli mira a stabilire che la nobiltà non proviene nè dal censo, nè
(1) De Avaritia, et Luxuria, et de fratre Bernardino aliisque concionatoribus. — Pog-gii Fiorentini opera: Basilece apud Henricum Petrum MDXXXVIII.
(2) Poggii opera pag. 312, et seq. — Lo Shepherd (vita di Poggio cap. VI) riporta tradotta per intero questa lettera.
(3) Poggii opera pag. 161 et seq.
(4) De Nobilitate. — De Infelicitate principum, chéeUmus — Invectivae in Lauren-tium Valium — Epistolarum liber. — Questi vari scritti sono compresi nell'edizione ba-sileense dell'opere di Poggio, succitata.
Inveunizzi. - Il Risorijimmlo. 12