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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   il risorgimento.
   stimone della sua fine, ne osservai ogni particolarità. Se fu eretico ne' suoi prin-cipii ed ostinato nel perseverarvi, morì certamente (la filosofo. Ho scritto una lunga diceria, ma ho voluto impiegare l'ozio in cui mi trovo a riferire un avvenimento che supera gli esempi dell'antica istoria, poiché nè Muzio soffri con tanta fermezza che gli ardesse la mano, nè Socrate sì tranquillamente bevve la cicuta, come questi si dava in preda alle fiamme ».
   Provvisto in tal modo all'estirpazione dell'eresia, il Concilio di Costanza continuò le proprie sedute, occupandosi della riforma ecclesiastica e della cessazione dello scisma. Intanto Poggio scorreva i dintorni di Costanza in cerca di antichi manoscritti, che sapeva sparsi nei monasteri. Nel monastero di San Gallo ei rinvenne il trattato di Quintiliano, i tre primi libri e la metà del quarto dell'Argonautica di Valerio Fiacco, i commenti di Ascanio Pediano sopra otto orazioni di Cicerone, un'opera di Lattanzio, l'architettura di Vitruvio e un commento di Prisciano grammatico sopra alcuni versi di Virgilio (1). — La scoperta di questi manoscritti, e specialmente di quello di Quintiliano, destò gran gioia nel mondo letterario italiano. •¦< L'età future, scriveva Leonardo Bruni à Poggio, rammenteranno che queste opere, la perdita delle quali era stata per sì lungo tempo compianta dagli amatori della Letteratura, sono state ricuperate per opera vostra. E siccome Camillo, per aver rifabbricata Roma, ne fu chiamato secondo fondatore, così a ragione potreste esser detto padre di queste opere che sono state rese al mondo dalla vostra felice industria----Quintiliano, già lacero ed a brani (2), per opera vostra riebbe tutte le
   sue membra. Oh prezioso acquisto! oh gaudio insperato! Ed io ti vedrò ancora, o
   Marco Fabio1?----Vi scongiuro, Poggio, di tosto mandarmi quel codice, ut si quis
   ìiumanitas impendeat, ìiunc prius viderim, quam e vita decedam » (3). — A queste scoperte di manoscritti, il Poggio, poco tempo dopo, ne aggiunse dell'altre. In Langres presso i monaci di Clugny, ei trovò una copia dell'orazione dj Cicerone prò Coecina; in seguito, in altri suoi viaggi e in altre località scoperse anche la due orazioni De lege agraria contra Rullum, quella Contra legem agrariam ad po-pulum, e 1' altra contro Lucio Pisone. È a Poggio che si deve l'aver ricuperato 1 poema di Silio Italico, gran parte di Lucrezio, una copia di Tertulliano, il quindicesimo libro di Petronio Arbitro, una copia di Giulio Frontino de Acquaeduciis, il trattato di Firmico sulle matematiche, e un frammento di Aulo Gellio, e Nomo Marcello, e Manilio, e Ammiano Marcellino e Columella, e molti altri scrittori antichi di minore importanza (4).
   Il Concilio di Costanza si chiuse colla elezione di Martino V al pontificato, e lo scisma finalmente cessò. Poggio accompagnò il nuovo pontefice in Italia, ma giunto a Mantova abbandonò improvvisamente lui e la sua Corte, per recarsi in Inghilterra, dov'era stato invitato dal vescovo di Winchester, più noto nella stoi la inglese sotto il nome di Cardinale di Beaufort. Noi non possiamo seguirlo in questo suo lontano pellegrinaggio. Il soggiorno in Inghilterra aveva però poche attrattive per un erudito italiano del secolo XV. Infatti non appena il Poggio ricevette l'invito di assumere nuovamente il suo ufficio di segretario apostolico presso Martino V, ei s'affrettò ad accettarlo, e, lasciata l'Inghilterra, tornò a Roma. Qui si d'iè tutto agli studi, imparò il greco, e nel 1429 pubblicò una prima sua scrittura originale, cioè il Dialogo sulV avarizia.
   In questo dialogo, come in quello che il Poggio pubblicò più tardi (1447) sull'Ipocrisia, come in tutte in generale le opere di questo erudito, se da una parte
   (1) Shepherd. Vita di Poggio Cap. II. — Ginguenè. Histoire littèraire d'Italie chap. XIX. — Tiraboschi, Lett. ital.
   (2) Quella scoperta da Poggio era la prima copia intera di Quintiliano.
   (3) Leonardi Bruni Aretini Epistolae Lib, IV, ep. V.
   (4) Shepherd e Ginguené op. cit. ibid. Un Nicola da Treveri, che Poggio impiegava nelle ricerche di antichi MS., trovò dodici commedie di Plauto; prima di questa scoperta non se n'avevano che otto (Shepherd).