capitolo secondo. — l'erudizione. <'>5
scioglie, ma Poggio rimane a Costanza, assiste alle discussioni del Concilio, poi vaga per le città tedesche, poi torna a Costanza in tempo per assistere al miserando spettacolo del processo e del supplizio di Girolamo da Praga.
L'elevatezza di mente, l'eloquenza, la costanza, l'intrepidezza di quest'uomo lo scuotono profondamente: forse le opinioni che lo sospinsero al rogo sono errori teologici. sono eresie, ma che monta1? Come non ammirare un tant'uomo1? Coli'anima commossa dalle impressioni provate nell' aule solenni del Concilio e d'innanzi al rogo dell'infelice alemanno, Poggio Bracciolini scrive a Leonardo Bruni, informandolo di quanto ha visto e sentito. Nelle sue parole l'erudito, l'imitatore, il retore scompaiono per un istante, e resta l'uomo che ubbidisce alle vive emozioni dell'anima sua, e che trova l'accento della verità. «Poco dopo il mio ritorno a Costanza, egli scrive all'Aretino, fu pubblicamente trattata la causa di Girolamo da Praga, accusato di eresia. La presente lettera ha per oggetto di darvi un ragguaglio di questo processo, che risvegliò il più grande interesse, sia per la gravità del soggetto, sia per l'eloquenza e la dottrina dell'accusato. Non ho mai sentito alcuno che discutendo una causa, e specialmente una causa decisiva della propria vita, più si avvicinasse a quei luminari dell'antica eloquenza, che tanto ammiriamo. Recava sorpresa il sentire con quale scelta di vocaboli, con qual forza di argomenti, e con qual sicurezza di contegno egli rispondeva ai suoi avversarli. La sua perorazione fu coinmoventissima, ed è a deplorarsi che un sì elevato e nobile intelletto siasi perduto dietro eretiche massime, se pure è vero quello di cui lo si accusa. Ma non si conviene a me il decidere cosi aradua quistione, e però la lascio intera al giudizio
dei savi......». Dopo questa specie di esordio, il Poggio parla delle accuse fatte a
Girolamo, delle risposte che questi vi fece e del modo con cui procedette la discussione. Parlando di Girolamo « nulla disse, egli scrive, che potesse sconvenire ad ottimo uomo, e se i suoi sentimenti eran d'accordo con ciò che professava, i suoi principii lungi dal meritare la morte non offrivano giusto motivo alla più lieve offesa .....Fu gran prova dell' abilità di Girolamo che, sebbene interrotto frequentemente da vari clamori ed inquietato da alcuni che censuravano le sue espressioni, ei replicava a tutti, e li obbligava ad arrossire o tacere. Quando il rumore lo incomodava , si arrestava un poco, riprendeva coloro che lo disturbavano, e proseguendo il suo discorso, li pregava a lasciarlo parlare, poiché l'udivano per l'ultima volta — Non fu mai intimorito dal mormorio de' suoi avversarii, ma conservò sempre la fermezza e l'intrepidezza dell'animo.... La sua voce era chiara, dolce e sonora; il suo gesto dignitoso, e bene adattato ad esprimer lo sdegno, o a movere la compassione, ch'ei per altro non cercò mai, né mai mostrò di desiderare. Imperturbabile e costante, parve non solo ch'ei non curasse, ma che bramasse anzi, qual altro Catone, la morte. Apparve insomma degno di eterna memoria. Se è vero che abbia avute opinioni contrarie alle dottrine della Chiesa, lo condanno; ma ammiro la sua dottrina, le sue estese cognizioni, la soavità della sua eloquenza e la sua accortezza nelle confutazioni. Ma temo che tanti doni non gli fossero dalla natura concessi in suo danno. Essendogli stati accordati due giorni per ritrattarsi, varii uomini dotti, e fra gli altri il cardinale d< Firenze, lo visitarono, onde persuaderlo a cangiar d'opinione. Ma persistendo egli ostinatamente nell' error suo, fu come reo d'eresia condannato alle fiamme. Con serena fronte e con lieto volto vide avvicinarsi l'ultimo istante, né lo intimorì il genere tormentoso del supplizio. Niuno stoico soffrì mai con animo così fermo ed intrepido la morte. Arrivato al luogo dell' esecuzione si spogliò egli medesimo, e si prostrò per poco innanzi al palo, cui venne poi legato con corde bagnate e catene. Allora gli fu elevato intorno fino al petto un ammasso di grossi pezzi di legno con paglia frammessa, e quando vi si pose il fuoco intuonò un inno, che fu appena interrotto dal fumo e dalle fiamme. Non debbo ommettere una circostanza che dimostra la fermezza sorprendente dell'animo suo. Volendo il carnefice, perchè noi vedesse, dar fuoco alla pira dietro di lui — vieni, gli disse, ad accenderla in faccia mia, poiché se ne avessi avuto timore, non sarei qua venuto. — Così perì un uomo, prescindendo dalla fede, egregio in tutto. Te-