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il risorgimento.
opere proprie, scritte in latino e ad imitazione dei modelli recentemente scoperti. V'ha chi descrive avvenimenti passati o contémporanej colla forma storica di Tito Livio; v'ha chi stende trattati di morale e di politica, riproducendo le idee di Cicerone e d'Aristotile; v'ha infine chi scrive versi latini, e ripete le imagini, i sentimenti e le frasi dei poeti dell'antica Roma. Tutti costoro continuano il lavoro dell' erudizione, ma siccome la loro attività intellettuale ha anche altri scopi, così essi formano una classe distinta, che serve di anello di congiunzione tra gli eruditi commentatori egli eruditi filosofi e poeti che vennero dopo: essi insomma rappresentano il secondo momento di quella vita, che abbiamo detto essere propria dell'erudizione del secolo quindicesimo. Passiamone brevemente in rassegna alcuno dei principali, e determiniamo il contenuto essenziale di questo secondo momento della storia dell'erudizione.
Tra i dotti che nella prima metà del Quattrocento salirono in maggior fama, si deve annoverare Leonardo Bruni, detto anche Leonardo Aretino.
Leonardo Bruni nacque in Arezzo nel 1369. Aveva quindici anni quando un corpo di truppe, venuto di Francia in ajuto di Luigi Duca d'Anjou, che sosteneva colle armi le sue pretese al trono di Napoli, attraversando la Toscana e cedendo alle istanze d'una mano di fuorusciti aretini, assalì repentinamente Arezzo, e trasse prigioniera la parte che ivi signoreggiava per Carlo di Durazzo. I Bruni, che appartenevano alla fazione dominante, furono esiliati: Leonardo fu rinchiuso nel castello di Pietramala e suo padre m quello di Quarata. 11 Bruni stesso dice che in questo avvenimento vi fu una circostanza la quale esercitò una grande influenza sull'indirizzo della sua vita intellettuale. Nella camera assegnatagli nel castello di Quarata c'era un ritratto del Petrarca, fissando il quale egli sentì accendersi di vivissimo ardore per gli studi eh' erano allora in gran voga (1). Comunque sia di ciò, riavuta indi a poco la libertà, il Bruni si trasferi a Firenze, dove abbandonò lo studio del diritto civile, di cui s'era fin allora occupato, per darsi interamente a quello della letteratura greca e latina. Giovanni da Ravenna ed Emanuele Grysolora furono suoi maestri, e furono suoi condiscepoli molti che diventarono poi insigni eruditi, tra gli altri Poggio Bracciolini e Pier Paolo Yergerio il vecchio. Compiuti gli studi e venuto in fama di straordinaria dottrina, egli (per opera specialmente del suo amico Poggio, che trovavasi in Roma in qualità di segretario apostolico) fu chiamato da Innocenzo VII alla cancelleria pontificia onde assumervi l'ufficio di scrittore delle lettere apostoliche. Questo ufficio fu da lu> conservato anche sotto i tre pontefici successori d'Innocenzo. Ma quando Giovanni XXIII fu deposto dal Concilio di Costanza, e la corte
(1) Ecco come Leonardo Bruni racconta questo avvenimento:
Re occulte composita, exules per noctem scalis moenibus admotis per remotissima urbis loca partem murorum ceperunt; statimque Gallorum aderant copiae, civesque simul exiti accurrunt. Galli per refractam ab exulìbus portam ingressi, non una modo via, sed plurihus invadere urbem coeperunt. Quo factum est, ut multis simul locis proelia unum sub tempus consererentur. Nox atque tenebrae terribiliora omnia faciebant. Deihque vicatim prope expugnata urbe, post multas caedes ac varias proelii lluctuationes, sub primam tandem auroram capitur tota, praeter arcem; hanc enim pars juventutis in eam refugiens egregie defendit. Ad praedam post haec conversi victores omnia diripuerunt, et cives, qui exulìbus egregie inimici fuissent, captivarunt. Ea nocte acerbissima quidem omnium quas unquani meminerim, parens meus ab exulibus captus et in Castellum Petrae-malae ductus, ibi carcere maceratus est una cum Johanne Episcopo Aretino, et aliis quibusdam viris praeeipuis exulum inimicis. Ego quoque, licet puer, ab alia manu exulum captus in Castellum Quaratae (nam id quoque exules tenebant) abductus sum; et quia puer eram, non cum aliis captivis sed honestiore quodam carcere cubiculo asservabar. Erat in ilio cubiculo piota Francisci Petrarchae imago, quam ego quotidie aspiciens, incredibili ardore studiorum ejus incendebar.
(Leonardi Aretini, Rerum suo tempore in Italia gestarum Commentarius. In Muratori Rer. Ital. Scriptores, tom. XIX.)