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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   (52
   il risorgimento.
   erano allora lasciati gli studi religiosi, ma anche della presente corruzione dei costumi. Questa anzi era una delle quistioni più agitate fra' teologi ed eruditi umanisti. Coluccio Salutati aveva dovuto, fin dallo scorcio del trecento, difendere gli studi classici dagli assalti di coloro che li proscrivevano affatto, in nome specialmente della religione e della moralità, e 1 suo principale argomento era stato questo: che i Padri stessi della Chiesa s'erano giovati delle scienze profane nel trattare argomenti religiosi. — Le apprensioni dei monaci e dei teologi non erano infondate, e l'avvenire diede lor ragione, come vedremo. Ma nella prima metà del secolo XV, al Guarino ed agli altri eruditi suoi contemporanei non pareva così, e non si lasciarono mai sfuggire 1' occasione di difendere i loro prediletti studi dalla taccia d'irreligiosi e d'immorali. Un esempio lo abbiamo dal Guarino stesso (1).
   Nel 1450 fra Giovanni da Prato, uno dei predicatori più in voga a quel tempo, era venuto a Ferrara a predicarvi la Quaresima. Dal pulpito egli inveì furiosamente contro la lettura dei libri profani, sostenendo essere vietato ad un cristiano e cattolico, non pur di leggere, ma di serbare cotali libri, esortando i fedeli ad abbruciarli, e condannando quali eretici i librai, i compratori e venditori di essi. Maledizioni siffatte dovettero fare una profonda impressione in una città come Ferrara dove gli studi classici erano tenuti in gran pregio e fiorivano moltissimo per opera specialmente del Guarino» di cui tutti conoscevano la sommissione all'autorità religiosa, la pietà, gli illibati Costumi. La quistione degli studi classici si fece pertanto vivissima, e s' aspettava che cosa ne dicesse il Guarino, tanto più che lo stesso fra Giovanni da Prato gli aveva diretta una lettera, nella quale, dopo aver molto lodato la sua pietà e i suoi costumi, gli sottoponeva lo stato della controversia, accompagnando le sue affermazioni con citazioni ed argomenti nuovi, e finalmente' invitandolo a pronunciare in proposito il suo giudizio.
   La risposta del Guarino non si fece aspettare. Gli argomenti che in essa adduce a favore degli studi profani, sono ancora su per giù quelli addotti già dal Salutati: in sostanza egli dice: la dottrina di fra Giovanni da Prato e de'suoi seguaci è contraria a quella di Padri della Chiesa così autorevoli come S. Basilio, S. Gerolamo e S. Agostino, i quali si giovarono della scienza profana degli antichi per sollevarsi alla contemplazione delle cose divine, per sostenere e difendere la fede cristiana, e sparsero i loro libri di citazioni, di autorità tratte dai poeti, dagli storici e dagli oratori pagani (2). Prendete per esempio S. Basilio: cum in Ponti Cappadocia natus esset, egregio apprime ornatus ingenio, tum prìmum per annos libare disciplina,s coepit, cetaiis primordia sub magno patre, quem communem virtutis magistrum, ea tempestate, Pontus ecctulerat, induit et formavit; sub quo vita et studia sic invicem coalescentia admirandus adolescens docebatur, ut quam circularem disciplinam vocant, instructus ad veri Dei cullimi exercitatione con-verteret, ad futaram sui perfectionem, Ms primis deductus eruditionibus, quas
   (1) Pier Paolo Vergerlo da Capo d'Istria, un erudito di quest'epoca, che tradusse in latino la Storia della spedizione d'Alessandro il grande di Arriano, è che compose un trattato - De moribus ingenuis - lanciò un'invettiva contro Carlo Malatesta, che in odio dei pagani e del paganesimo aveva rimosso dalla piazza del mercato di Mantova una statua di Virgilio.
   (2 )----non adducam Moysem illum divince legis principem et Judaici gubernatorem
   populi, non Danielem, tanta sapientia prceditum, ut senes puer superarci, quarum celeberrima apud prias etiam saeculum fuere nomina. Ei, certe, priusque sacrarum studia litterarum et arcana Scripturarum aggrederentur, Aegyptiacis sese Chaldceisque artibus in primis incubuerunt. Ad moderniores calamum revocabo, tres non amplius, et quos fateare principes: Magnum inquam, Basilium, grvecos inter doctores primarium. sive sanctitatem, sive diversarum cognitionem scientiarum consideremus : llieronymum, cui ea est in omni laudis generi gloria, ut nuìlius laude crescat, nullius vituperatione minuatur: Augustinum, vere inter doc.tos et eruditus augustutn. — Guarino, Epist. citata.