capitolo secondo. — l'erudizione. <'>5
dizione, in questi scritti, dico, vediamo piuttosto se ci vien fatto di scoprire i caratteri dell'erudizione di quest' epoca. — Nelle orazioni e nelle epistole il Guarino si palesa e si professa sempre cristiano ortodosso. Come i teologi del Medio Evo, egli dice elle Dio è il fine della scienza e della vita umana, che la teologia è la regina delie scienze, e che la poesia, le arti e tutte le altre discipline umane sono le sue ancelle. « Cogitanti vero mihi, egli scrive, et omnino qnaqua verswn diligenter cireumspicienti litterarum ordinem gradusque disciplinarum, unus postremus ac summus liomìni Christiana finis propositus esse videtur, cui spe amplissima im-mortalìa praemia pollicentur, ut Deum agnoscat, agnitum amet, amato fruatur, id est illipropter seipsum inhaereat. Jlunc nobis ostendit, et aperta promittit dextrd, domina illa praeclara disciplinarum regina theologia, cui reliquae, velut aucillae, musae, artes, doctrinaeqae subserviunt, obsequuntnr et ministrant. Sunt quae vestes oment, alia capillos concinnent, aliae linguam, membraque, corpusque disponunt: ea vero cunctorum sermones audit, examinat, et officiosumpostulai ministerium. Si qua herbarum, arborum, fontium, fluviorum, montium, avium, bestiarum nomina., naturas formasque, eturbes atque tempora commemorai, libens intelligit, ut quae suac con-ducunt excellentiae etperfectissimae maicstatis » (1). — Egli pone molto amore nello studiare, nel commentare, nel tradurre i libri dei Padri della Chiesa; nella sua vita privata dà tale un esempio di 'pietà religiosa da far credere a Giovanni Pannonio suo discepolo, che un giorno la Chiesa lo annovererà fra' suoi santi ; in un' orazione diretta al Marchese Lionello tocca fino all' intolleranza, espressamente raccomandando al suo alunno di non far mai tregua od amistà cogli eretici (2). Ma d' altra parte le opinioni, nate in lui dallo studio degli antichi, quello stesso amore dell' antichità che fece del mondo greco-romano 1' assidua occupazione della sua vita,
10 traevano, senza ch'egli se n'accorgesse, fuori dalla cerchia intellettuale segnata dalla teologia e lontano dalla mistica trascendentalità del Medio Evo. La distinzione del sacro e del profano nelle cose intellettuali, per il Guarino non è più cosi profonda come per lo passato. Nel profano egli presente il sacro, o piuttosto per lui tutti gli studi sono sacri ad un modo, perchè tutti sono scala alla contemplazione ed all'adorazione dell'infinito; ed anzi quelli che aspirano all'ardua meta della teologia, e non pensano a munirsi degli studi profani, non potranno mai raggiungerla: nam, ut Scripturarum parens Hieronymus noster asserii, non sunt contemnenda quasi parva sint, sine quibus magno, constare non possimi (3). Ond'è ancora ch'egli non colpisce più di riprovazione tutto quanto è apparso nel Paganesimo: ci vede nascere grandi pensieri, grandi opere, nobilissime virtù, le ammira, le venera, sono per lui come manifestazioni del divino nella vita antica, con S. Basilio le ribenedice in 'nome del Vangelo, ed esorta gli uomini a risuscitare quell' antica sapienza e a praticare nuovamente quelle antiche virtù. E però quando il Guarino vuol proporre al marchese Lionello, suo alunno, un tipo di perfezione e di virtù, lo va a cercare fra gli antichi, quando gli vuol dar precetti di condotta politica e morale, gli manda
11 commento o la traduzione di qualche antico (4). Cosi egli traeva gli antichi ad istruire e ad educare gli uomini del secolo XV, nemmeno sospettando che coll'eru-dizione antica potesse penetrare il paganesimo nella religione, nella scienza, nell'arte e nei costumi. E sì che molti frati e teologi, suoi contemporanei, già presentivano questa fatale invasione, e dal pulpito e cogli scritti gridavano contro lo studio e la diffusione degli scrittori profani, accagionandoli non solo dell'abbandono in cui
(1) Lotterà del Guarino a Fra Giovanni da Prato in difesa degli scrittori profani. — Martene et Durand, Veter. Script, et Monum. Collectio ampliss. T. III. voi. 8.
(2) Carlo Rosmini, Vita del Guarino Veronese.
(3) Guarino. Epist. cit.
(4) A questo scopo il Guarino tradusse l'Orazione d'Isocrate a re Nicocle, dove si tratta de. doveri di un re Verso i propri sudditi — e l'Opuscolo di Plutarco sulla differenza fra l'adulatore e l'amico.