surriferiti fossero connessi, scoprì che i tartrati attivi presentavano faccie emiedricbe di cristallizzazione, mentre i corrispondenti racemici (misti) non presentavano alcuna di tali faccie.
Gli studi ottici suj^li acidi tartarici continuarono, sinché nel 18(53, quando il Wislicenus pubblicò una sua memoria intorno alla sintesi dell'acido lattico, sostanza molto simile al famoso acido sarcolattico scoperto da Berzelius, si cominciò a pensare che fra i due acidi altra differenza non vi fosse all'infuori della distribuzione degli atomi nello spazio ; e tale concetto acquistò il carattere di una teoria vera e propria dopo le pubblicazioni di Van t'Hoff e Le Bel.
Limitandosi a considerare i composti del carbonio, questi due chimici affermarono che tutte le sostanze otticamente attive dovevano contenere almeno un atomo di carbonio tetravalente unito ad altri atomi in modo da formare un insieme asimmetrico. In altri termini il Van t'Hoff considerava un atomo di carbonio come occupante il centro di un tetraedro, e possedente le valenze dirette secondo i vertici di questo. Nel caso in cui ai vertici siano attaccati gruppi diversi, la struttura della sostanza è asimmetrica ed otticamente attiva.
Quindi, immaginando in prospettiva l'atomo di carbonio, le due forme dell'acido lattico sarebbero così rappresentate con formule spaziali :
È facile vedere come le due forme non siano sovrapponibili, a somiglianza di due guanti l'uno destro e l'altro sinistro. Ultimamente, un'ipotesi analoga fu applicata all'atomo d'azoto, che dà pure composti ottici attivi, quando funziona da pentavalente.
Molto interessante fu lo studio delle sostanze attive in