AL LIBRO III. .,5
rovina tlel tempio» non volessi» rovinare lui nell'abisso delle eterne miserie. Tito lo accolse a braccia aperte, gli spiegò i santi misteri del Cristianesimo, poi hatlezzollo. La fabbrica del tempio fu ripigliala, non già per dedicarlo a Giove, ma a Gesù Cristo, siccome fu eseguito. Contento Plinio della propria conversione abbandonò Creta, e si ridusse a vivere cristianamente in Roma, ma con grande riservatezza, onde non avesse a trapelarne notizia a Traiano. Colà visse Plinio, prosegue il Tatti, con esempli di rara pietà e santità alcuni anni . . . Alla morte di Traiano si ritirò atla sua patria per ivi impiegarsi con maggiore libertà negli csercizii detta nasini religione, c aiutare i suoi concittadini con avvisi fruttuosi alla salute dell'anima ... In questi trattenimenti di pietà verso Dio e carità verso U prossimo continuò Plinio in Como almeno quattro lustri. Sempre però con gram> prudenza e destrezza per non essere conosciuto duli'imp. Adriano. Lo fa poi morire ai tempi di Antonino Pio. I governatori dell'alta Italia, sicuri, ei dice, delle loro crudeltà, perchè era buono e. tollerante il principe, perseguitavano ì Cristiani con atterrare molti innocenti. Tra le vittime fu Plinio; e si crede che in Como alti 7 di agosto restasse svenato dalla spada di un manigoldo, ma non si accenna l'anno preciso del suo martirio. Fin qui il padre Tatti, che sì riferì a scrittori più antichi, e non meno di lui sforniti di critica. Un suo contemporaneo e concittadino, il padre domenicano Giovanni Bonanome, trattò lo stesso argomento, e vi spese intorno un grosso volume. Ha questo titolo: Il virtuoso avventurato rappresentato . . . sopra la vita ili Plinio il nipote — Milano, per gti eredi Ghisolfi, 1075, in-8 di pag. 4o0. — Singolare riscontro! Le leggende dicono che l'imperatore Traiano fu liberalo dall' inferno per le preghiere di papa Gregorio; e le stesse leggende fanno salire al cielo il suo amicissimo Plinio, e con in testa la corona dei martiri.
(10) Verso i tempi, che in Roma si stampava per la prima volta la Medicina di Plinio (Medicina Plinti . . . Romae, mdix) si scoperse in Como il marmo di C. Plinio Valeriano. Parve a Paolo Gìovio, che questi fosse l'autore di quel volume, e a lui lo attribuì senza più sicure prove. Daniele Le Clerc notò pel primo lo sbaglio (Hibliothaca Scrìp. med. etc. ìoan. Ani. Man geli — Genevae, 1751); e dopo lui il nostro Rezzonico (Disquisii, plin. Tomo I, p. 55-74). Tanto nei codici a penna, che nelle stampe, il libro porla talora questo titolo: De re medica C. Plinii Secundi. Giusto Got-tifrodo Giintz (Gunzius) stampò un libro: De auclorc opcris de re medica, vulgo Plinio Valeriana adscripti. Lipsiae, 175G in-4. Non ho pollilo vederlo, sebbene lo abbia fatto cercare lino in Lipsia. Restò ignoto allo stesso autore delle Disquisizioni pliniane.
(11) Pompeo Saturnino è credulo di Como dal marchese Rovelli e dal conte Giovio, perche legò in morte una parte della sua sostanza alia repubblica comense, e fu amicissimo al giovane