LIBRO III. 12(J
lità quest ultimo. Nullameno fu tanto giusto da confessare, olio dopo avere conseguiti tutti gli onori che aveva Tullio ottenuto , non potè la sua gloria pareggiare nell eloquenza. All' oratoria appartengono i libri che scrisse della Z7!ridetta di Elvio, i quali furono dagli antichi lodati moltissimo, e nei quali imitava Demostene segnatamente.Agitò questa causa nel senato contro un senatore, e con suo grande pericolo. In questa occasione essendo dagli amici confortato a tacere, diede la seguente generosa risposta: « Se la mia fortuna è che io « pera, non ricuso, per un fatto nobilissimo, per-« de re la vita ». Raccolse in un corpo le Orazioni, tra le quali una in favore di Accia Va ri ola, clic era stata, in gi'azia della matrigna, dal padre privala dell'eredità ; orazione che gli fruttò più gloria, secondo la testimonianza di un antico, che il panegirico detto a Traiano ; e una orazione ai decurioni del nostro municipio, quando vi dedicò la biblioteca, e un'altra a difesa di noi, per una causa che ci è ignota. Tutte le memorate opere perirono, e non ci resta di lui che la raccolta delle Lettere 111 dieci libri e il Panegirico a 1. Vaiano'.
Questo Panegirico è tenuto in molto pregio dai dotti, perchè contiene molte notizie di quell'imperatore, quantunque abbracci solo i due primi anni dell' impero di lui, le quali non si trovano altrove. Illustra i tempi tirannici di Domiziano, ci rivela molti dei saggi provvedimenti che Nerva adottò nel breve suo regno, e nota certe particolarità della vita interna di Roma, che altrimenti ci sarebbero ignote. Quanto al merito oratorio, sono divisi i giudizi! degli uomini di lettere, co ilei ossiachè alcuni troppo lo deprimano, altri con soverchie lodi lo esaltino. È noto, che l'Alfieri Mo.nti. Star. ani. di Como. 9