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Storia antica di Como

Maurizio Monti
Tipografia de' Classici Italiani, 1860, pagine 259

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   I liG STORIA ANTICA DI COMO
   cipe non tosse stato ucciso. Trattò molte cause nel foro e nel senato, ma in ricompensa non pattuì, non chiese, non ricevette mercede, e ricusò anche quei gratuiti doni, che già solevano recare ai loro avvocati i clienti. Innalzò a quei di Ti-ferno un tempio, beneficò gli Etruschi dove aveva un vasto podere; presso noi provvide di un annuo sostentamento i figli e le figlie dei cittadini, che erano in povero stato, ornò di statua il tempio di Giove, dotò di rendita la biblioteca e le terme, legò pel banchetto pubblico una somma, offerse generosamente danaro perla pubblica scuola, aggiunse stimoli al prosuocero Fabato, perchè di grandi opere la città abbellisse, e fu cagione che si aumentasse il numero dei cittadini, qui sospingendo a passare il proconsole Tirone, onde fu manomessa una moltitudine di schiavi. Avendo Saturnino instituito erede lui, e legato quattrocentomila sesterzii alla repubblica eomense, volle che a malgrado le leggi che annullavano i lasciti fatti al pubblico, fosse eseguita la volontà di Saturnino , ed in questa occasione manifestò eh' egli a-veva già un milione e centomila sesterzii a Como donalo. Usò la sua liberalità largamente anche coi privati. A Fermo regalò quei trecentomila sesterzii, che sopra notammo, ond'essere cavaliere romano. Soccorse di danari il poeta Marziale, che povero era e bisognoso delle altrui limosine, quando questi abbandonata Roma, volle ridursi in Bibili sua patria. Aiutò in un grand'uopo il filosofo Ar-temidoro, uomo di liberale e benigna natura, e a lui amico, quando Domiziano discacciò i filosofi da Roma. « Io mi portai, scriveva egli ad un «< amico, mi portai da Artemidoro, e con molto « mio pericolo, perchè era pretore in quel tem-