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Storia antica di Como

Maurizio Monti
Tipografia de' Classici Italiani, 1860, pagine 259

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   1CJ6 STORIA ANTICA DI COMO
   positivamente se Plinio conseguisse il nobile suo intento : nullameno possiamo quasi essere certi del sì, considerando quanto grande era tra noi la sua autorità, quanto era egli in ciò caldo, e come evidente il vantaggio. Un assegnamento, che egli fece per sostentare gl'ingenui, opina l'abate Tiraboschi, che potesse in parte servire a stipendiare i pubblici maestri. Ne ci mancano memorie di granatici vivuti in Como, quale è quello senza nome, che si cita da Giovanni Alessandrino, e Atilio Set-ticiano.
   Notizia di pochi uomini illustri sotto i Romani a noi pervenne, e tutte o in parte le opere del loro ingegno distrusse il tempo. Nondimeno gli onorandi nomi di Plinio il vecchio e di Plinio il novello, tanto grande è la loro fama, tanto mara-vigliosi sono i monumenti che ci tramandarono del loro sapere , bastano a rendere questa patria invidiabile a molle città italiche negli antichi tempi, o a nessuna seconda, se ne eccettui reterna Roma.
   Un Cecilio poeta visse in Como al tempo di Giulio Cesare. Non è certo, ma probabilissimo che fosse comense, e perchè qui stette e perchè la gente dei Cecilii era mollo fra noi diffusa. Leg-gesi a lui scritto da Catullo un leggiadro faleu-cio, col quale lo invita ad abbandonare le mura di Novocomo e recarsi a Verona, che voleva alcuni pensieri con lui conferire. Ci apprende lo stesso falencio che Cecilio imprese a scrivere un poema sopra Cibele, del quale però non ci resta altra memoria. Sopra lievissima conghiettura si fondano quelli, che al nostro Cecilio attribuiscono quel galliambo concitatissimo di Catullo sopra Ati, e non avvertono che Catullo nel suo faleucio mo-