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Storia antica di Como

Maurizio Monti
Tipografia de' Classici Italiani, 1860, pagine 259

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   1-1br0 iii. 91
   póforo in diversi tempi uscirono dal terreno per via di scavamenti altre cose antiche, quali sarebbero urne, anfore, fiale, patere e lapidi mortuali. Un'ampia olla cineraria diede una moneta in bronzo col nome di Cesare Augusto. Vi stavano insieme un'ampolletta di vetro, forse unguentaria, qualche umetta lagrimatoria, un piccolo lume, e vasettini di terra cotta, bellissima e durissima. Movendosi in quelle vicinanze \\ terreno a maggiori profondita, vennero in luce grandi avelli di granito. II coperchio, pur di granito, era ai lati raccomandato con ferri, ed esteriormente colmo, o a foggia di piramide schiacciata. Dentro in alcuno di essi si scoprirono scheletri intieri benissimo conservati, col capo declinato sopra un guancialetto di sasso, e notabili per la straordinaria grossezza delle ossa. Gli avelli trovammo di così soda costruttiva, che se la imprudente mano dell'uomo non avesse disturbato quel riposo, sarebbero sotto terra in perpetuo durati. Non possiamo riputarli del tempo che vivemmo misti e soggetti ai Galli, perchè sappiamo da Cesare che i Galli ardevano i corpi; oltreché Floro ci apprende che i Galli insubri avevano corpi più che umani, ossia giganteschi, e lo spazio in lungo degli avelli di circa metri due non eccede la capacità delle nostre casse sepolcrali. Gli avelli per verità erano in uso presso gli Etruschi antiehissimamente, poi subito adottarono il costume d'abbruciare i corpi e raccoglierne le ceneri in vasi. Pare adunque certo, clic non sieno più antichi dei tempi che fummo governati dai romani imperatori: che i più al quarto, quinto e sesto secolo della Chiesa appartengano ; e che quasi tutti sieno di cristiani, che elessero di essere sepolti presso quella basilica, essendo per legge