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Storia antica di Como

Maurizio Monti
Tipografia de' Classici Italiani, 1860, pagine 259

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   STORIA ANTICA DI COMO
   tellina si vanta ancora di squisito cacio e di finissimi vini, Nell'alta Italia non vi ha mele, che di bontà sorpassi l'odorifero e trasparente mele dì Bormio. Roma ci portò da lontane terre il ciliegio, il persico, il cotogno, il pomo d'Armenia, il fico., il noce ; e per sua industria vestironsi di castagneti le ripide balze dei nostri monti, e l'ulivo, ignoto ai Celti di Belloveso, incoronò le rive del pacifico La rio.
   Polibio esalta Tuberia della Cisalpina. Non ò facile delineare al vivo, egli scrive, l'abbondanza di queste terre: il grano vi cresce in tanta copia, che Vendesi sovente per quattro oboli al moggio siciliano , e forzo per due: una misura di vino si cambia con eguale di orzo; e il panico e il miglio oltre ogni credenza soprabbondano. Numerosi querceti qua e colà per le campagne a varie distanze nutrono delle loro ghiande infiniti animali porcini, che si uccidono per farne commercio delle carni, e in uso degli eserciti. Chi viaggia in Cisalpina non si accorda del prezzo d'ogni • cosa in particolare su gli alberghi, e chiede unicamente a quanto si alloggia la persona, concios-siachò i locandieri d'ordinario ricovri no gli ospiti, e li provveggano di tutto ì occorrente per mezzo asse, che è la quarta parte di un obolo, e ben di rado sorpassino questo prezzo. Strabone, dopo Polibio, ha ripetute le stesse lodi di straordinaria feracità delle terre, e per le numerose mandre di porci, che somministravano il nutrimento alla maggior parte della popolazione di Roma. Esaltò la varietà e la copia delle lane, vestito proprio dei servi : disse maravigli oso il raccolto della pece, e che dell' esuberanza del vino facevano fede le botti, le quali erano dì legno, e più granili di