DKLLA LINGUA ITALIAN* 3'J
civi più in uso nei dialetti che nella lingua letteraria, col singolare in o ed il plurale (femminile) in e:
Questi sostantivi sono più specialmente propri dell'alta Italia, es.: le fruite, le calcagno, le membre, le vestigie {usato da Dante), le bodclle, U ginocchie. Classe 6.a — Singolare in o plurale in ora: Questo plurale proviene dal plurale dei neutri in us~ tempus tempora, in volgare dei primi secoli tempora. Ma su questo modello si foggiarono altri singolari in o, come : dono da donum, campo da campus, che in plurale fecero, come i neutri in us, donora, campora. Nei testi antichi tali plurali abbondano, es. : corpora. talora, lidora, di-guora, granora, pratora, tettora. arcora, campora, elmora, fruttoru. fuocoru, logora, nerbora. pianora. Nella lingua letteraria è rimasto soltanto donora, nel significato di arredi donati alla sposa. Classe 7.® — Sostantivi col singolare in e. il plurale in e: Questo tipo è proprio della lingua letteraria antica, ed è vivo ancora nella parlata popolare. La lingua tende ad •eguagliare tutti i plurali in una stessa desinenza, cioè: nel femminile a ridurli tutti plurali in e. al maschile tutti in ?'. Questa è la ragione dei nomi plurali in e. Esempi tolti da esemplari toscani sono: le mane, le chiave, le parte, le torre, le condizione, le nave, le valle, le virtute (in Dante), le prece, le consorte, le face, le dape.
Classe degli indeclinabili. — Appartengono a questa classe:
Tutti i sostantivi uscenti in vocale accentata, es.: città, le città, la (le) virtù, il (i) pie.
Quelli in i ed in ie. non accentati, es. : la (le) crisi, la (le) specie.
I sostantivi uscenti in consonante, es. : il (i) lapis. L'italiana conserva ancora traccia di una declinazione ¦a-anis che dovette avere esteso dominio e comprendeva alcuni nomi di persona maschili e femminili, es. : scriba, scribuno, barba, barbano, ecc.