DELLA. LluuUA itauìaNA
29
ì linguaggi neolatini, perciò invece di anma = an[i]»ia si fece alma per dissimilazione.
La n raddoppiata diede gn per addolcimento: grunnire, grugnire.
I nessi ns, nf, ni-, perdettero il primo elemento n ; nt restò intatto; nel permane solo dopo l'accento.
La n finale cade. In alcuni rari casi si ha epentesi di n, es.: inverno da liibernum, lontra da lotra; nei nessi ni ed nr = n'I n'r, vi fu aggeminazione regressiva, es. : colla per cumula, curila; spilla per spintila, spirila; porre per ponere, pori re.
Sovente l si trasmuta nelle liquide l o r, es.: Bologna per Bonotiia, Gerolamo per Hicronymus.
R — Passa ora in l, es.: albero per arbori ora in «, «s.: centinare per cinclurare; ora in d, es. : armadio per urmarium, proda per prora.
Dei nessi mediani consonantici di r, tr permane, eccetto nella forma atr, che si muta in aclr, es. : padre per palre, madre per inatre; pr resta, ma avanti a sillaba accentata scade a vr, es.: cavriolo da caprcolu, sovrano da superami ; cr si trasmuta in or, es.: magro per macru, agro per acru, lagrima per lacruma; dr si conserva, es. : quadro per quadro; br si aggemina in bbr, es.: labbro per labru.
La r presenta spessi esempi di metatesi, es.; drento per dentro, strupo per stuprum, granchio per cancrum.
Si hanno anche spesso epentesi di r, es.: fustagno per frustugno (nei dialetti), scranna per scamna, anatra per anatem, balestra per balista. Non è infrequente neppure il dileguo di r nel corpo della parola, dopo una tenue, quando nel vocabolo ci sia un altro r, es.: dietro per deretro, propio per proprium.
La r cade in fine di parola, es. : moglie per mulier, frate per fratcr.
In rs succede la sìncope della liquida (>•), es. : dosso per dorsum, suso per sursum.
V — La v iniziale si muta in g in alcune voci latine che, somigliano alle corrispondenti germaniche, come in guado guastare per vada, vastarc; e per metatesi da vagina, guaina. Ma negli altri casi v iniziale permane, es.: volpe,