26 LE i'UIME ORIGINI
faccia, faciem ; o. se precedano all'iato le liquide l o ». col loro rammollimento in gn, gl, es. : aglio per alimi, tiglio per filium. calcagno per calcancum. Avviene anche l'attrazione di i verso la vocale c. p. es.: primiero dapri-marius. argentiere da argentarius, scudiere da scutariam.
L'iato nato ver composiziono vien tolto massimamente per mezzo dell'elisione: coprire da cooperire; dorare per de uurare; donde per de unde; dove per de ubi. Si tollera però nelle parole di data recente, come in coetaneo, preesistere. dondolare (de undulare).
L'iato prodotto dalla perdita di qualche consonante viene tollerato in alcune voci e tolto in altre, mediante contrazione o l'intromissione di qualche consonante, p. es.: mastro da maestro; bere da bevere, beere; desti da cledisti, deesti: cliiovo, chiodo da elavus, clau-us. clo-us: ragunare. radunare da rau-nare.
Consonanti.
Le consonanti si possono distinguere in semplici, combinate o nessi di consonante, e raddoppiate. Si considera come semplice, almeno quando è iniziale, ogni consonante seguita dalla semivocale r, eccettuati rari casi. Bisogna distinguere anche le consonanti in iniziali, mediane e finali. L'esito delle consonanti, passando dal latino volgare in in italiano, differì a seconda della posizione nella parola. Cosi in italiano come in tutte le lingue neolatine, le consonanti iniziali si conservarono invariabili, prescindendo da g davanti e, ed i da y (lat. volgare j) che si mutano in g, da c = k, e se = si- che si palatizzano in c ed in 5, e dai nessi consonantici di Z che si considerano a parte.
La consonante mediana che chiude un nesso, cioè segue ad un'altra consonante, es.: part-e; oppure è l'iniziale di un verbo composto con un prefisso, es.: re-tenere, ha l'esito stesso che la consonante iniziale.