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sua a Parma, dov'era passato da Bologna con diecimila lire di stipendio a quell'Università. Accettava il Nostro, a patto che l'impiego fosse stato certo. Allora il Tommasini persuase il barone Cornacchia a nominare il Leopardi ad una cattedra. E, non es-sendovene altra disponibile, gli fece offrire quella di Scienze Naturali. Ma sia pel gramo onorario di soli 4 luigi al mese, cioè poco più di L. 80; sia per essere Egli digiuno di questa Materia e per non aver salute bastante a studiarla, la cosa rimase in progetto (II, 350 nota).
2. — L'inverno con il freddo non gli giovava punto. Peggio sarebbegli accaduto se fosse rimasto a Firenze, dove la stagione fu crudissima. Almeno, in casa propria, riceveva ogni conforto possibile, compreso quello della compagnia de' suoi fidi Carlo e Paolina.
Il Colletta noti ristava un momento dall'insistere, con tenacità, nella speranza di ricondurre l'amico a Firenze; e quando vedea che la cosa svaniva, si determinava a profferirgli di stare assieme. Anche il Giordani, il 26 febbraio 1829, gli dimostrava che l'inverno di Parma era peggiore di quello di Firenze, dove il clima mite, i viveri meno cari, le biblioteche più ricche, gli amici più numerosi e provati gli avrebbero confortato meglio la vita.
A queste riflessioni il Nostro si risollevava e prometteva che avrebbe fatto volontieri tutto il possibile, per rendersi utile ai suoi amici, specie al Colletta. I temi che architettava oh! eriino fin troppi!
Il Trattato della natura degli uomini e delle cose conterrebbe le questioni delle materie astratte, delle origini della ragione, dei destini dell'uomo, della fe licità e simili „. E seguitava la notizia de' suoi castelli in aria:
Storia di un'Anima, Romanzo che avrebbe poche