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Recanati era loro nociva (Lettere del 15, 16, 17 dicembre 1828); e il Giordani non ristava dal persuaderlo a ritornare in Toscana. Ma come gli era possibile, se il padre non poteva e non voleva mantenerlo fuori di casa? (II, 344). Invece il Colletta, più pratico di tutti, il 25 dicembre lo supplicava a volergli confidare in quali condizioni avrebbe accettato di stabilirsi in Firenze.
A queste tentazioni, e nelle infelici sue circostanze di salute e di isolamento, era naturale che scrivesse alla Maestri, che sarebbe magari fuggito da Recanati. Ma quando e come? Divorato dalla noia e dalla rabbia, pregava l'amica a volersi adoperare a cercargli un impiego a Parma (Lett. 31 dicembre 1828).
E il Vieusseux insisteva: Perchè aver abbandonato gli amici, se sapeva di andare in un soggiorno orribile? Confidasse nell'amicizia loro, che sarebbe l'ancora di sua salvezza (III, 255). Il Nostro allora, cedendo a questi inviti cordiali, il 16 gennaio 1829, apriva l'animo suo al Colletta così : S'Ei voleva vivere fuori di Recanati, bisognava lavorasse, per guadagnarsi il necessario. Ma la salute glielo impediva; dunque non v'era via d'uscita. Ora che, sciolto d'ogni impegno collo Stella, non aveva più i suoi 20 scudi d'assegno, avrebbe desiderato d'occupare un impiego stabile. I molti materiali per lavori letterari gli sarebbero stati utili per nuove pubblicazioni.
Ebbene, replicava il Colletta, se mancherà un impiego a Firenze, provvisoriamento verrete a Livorno, dove si ha intenzione di fondare un Ateneo. Indicate quale cattedra preferite; e, dopo le due lezioni settimanali, starete vicino a me e mi conforterete nel mio lavoro della Storia, come fecero il Capponi e il Giordani; nè io vi sarò ingrato (Lett. 30 gennaio 1829).
Anche il celebre prof. Tommasini lo invitava a casa