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maggio del 1848, il Gioberti visitò anche Parma, lo stesso Giordani, vecchio e pieno di acciacchi, lo festeggiò più degli altri, perchè era uomo di carattere e incapace di basse passioni. Però quest'uomo, di cuore cosi ben fatto, era altrettanto geloso della verità. Nientemeno era stato capace di frustare sul ceffo il frate Ercole Grossi, perchè si ostinava a predicare la sua conversione al grembo di santa Madre Chiesa Cattolica. Laonde, se nella sua lealtà accolse fra le braccia il Gioberti, volle significare che riteneva il Gioberti ricreduto su quel proposito, dopo la sua formale smentita.
Che se poi vi fosse chi volesse sapere che ne avrebbe detto il Leopardi, qualora l'avessero interrogato in proposito, non c'è che riportarsi alla dichiarazione, che scrisse al conte Saverio, dopo cho s'accorse d'essere stato scoperto nel tentativo della fuga: Quanto ai loro principi (quelli de' letterati) non m'inganno, ma li conosco, tanto che anch'io li professo...; quanto a questi, cioè alle massime, se non si sono avveduti ch'erano mie, fin da quando io non sapeva il nome di questi letterati,... non si vantino della fina conoscenza degli uomini, di cui fanno tanto pompa „.
Esposta così l'accusa, la difesa e la dichiarazione di quello stesso che sarebbe stato il convertito, il lettore ha sull'argomento tutta la massima luce, per giudicare da sè in merito della cosa.
2. — Era partito il 12 novembre 1828 da Firenze, ed era giunto a Recanati il 23, a piccole giornate. Arrivato a casa, per lo strapazzo del viaggio peggiorò. Non eragli valso punto l'essersi riposato qualche giorno a Perugia, dove era stato l'oggetto d'ogni genere di cortesie da parte dell'erudito Vermiglioli, cui lo avea presentato con un biglietto il Vieusseux. I suoi incomodi erano: Difficoltà estrema di digerire, mal d'occhi
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