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   gola, di petto e capo, e per questo faceva una vita orrenda. Non ostante, seppe trovare parole di conforto pe' suoi, che gli avevano partecipato la morte del fratello Luigi. Questa disgrazia di famiglia gli servì d'incentivo al proposito, che seco medesimo mulinava, di fare una riapparizione a casa. Era sempre lo stesso affetto che quel suo cuor d'oro, in mezzo a tante sofferenze, manteneva incontaminato.
   5. — Già gli era sempre accaduto che, appena giunto in un luogo, vuoi per la divagazione che provava dinanzi allo spettacolo di ignote bellezze o naturali o cittadine; vuoi per il miglioramento che dal clima risentiva nella salute, si risollevava e rinfrancava. Poi, man mano che il suo corpo si acclimava, gli rifiorivano gl'incomodi, diveniva indifferente a ciò che sulle prime avevalo entusiasmato, e la nostalgia lo richiamava al natio borgo, ai suoi cari, fra i quali Carlo e Paolina gli ricordavano il suo tempo felice.
   A Pisa avrebbe dovuto rimanere tutto quell'inverno in un riposo quasi perfetto ; ed Egli n'avrebbe, nella primavera, risentito un benessere reale. Invece non era stato un giorno disoccupato ; ed ora s'accorgeva, che anche il menomo piacere l'avrebbe ucciso. Perciò, se non voleva morire, bisognava che non vivesse. E allora tant'era tornare a chiudersi a Recanati ! Almeno qualche agio di più e le premure dei parenti gli avrebbero alleggerito un poco la soma delle miserie tìsiche e morali. A maggio, il desiderio de' suoi gli si fece sentire sempre più vivo, e ai 9 di giugno di questo 1828 ritornò a Firenze. Il viaggio, benché breve, gli cagionò il solito riscaldo intestinale, da cui erasi liberato da poco, per quanto avesse usato la precauzione di far la strada di notte. Allora più che mai s'addolorò pel vivo, ardente bisogno di rivedere la famiglia, impossibilitato com'era a muoversi pel difetto della salute.