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altrimenti, se al clima dolce si aggiungeva una ospitalità così cordiale, da mettergli nell'animo una festosità, che trapela da tutte le sue lettere dirette alla famiglia.
Siccome la Crestomazia in prosa aveva incontrato • molto favore, Egli accettò di compilare anche quella poetica; e a tale scopo chiese a Carlo che gli fossero spediti da Recanati alcuni libri, che gli avean servito di norma per la prima. Però collo Stella si prese un anno di tempo (li, 253).
All'ottobre era succeduto il novembre, naturalmente più rigido, quindi più nemico della sua salute. Egli era venuto per fuggire il freddo, e tremava dalla mattina alla sera. Alla fine di novembre, il freddo si fece più acuto; ed Egli scriveva: Abbiamo anche qui le nostre tramontane, le nostre nevi, i nostri ghiacci „ (II, 260).
Meno male che, il 5 di decembre, tornò un' aria temperata, ed Ei si provò a uscir di casa e passeggiò per un'ora senza pastrano (II, 261). Grazie al freddo, i suoi occhi stavano meglio: ma non gli permettevano di occuparsi. Se gli fosse stato possibile, avrebbe avuto infinite occasioni di trarne vantaggio. Anche l'editore Mancini di Macerata lo richiese, per mezzo del Pucci-notti, di qualche lavoro da pubblicare; ma Giacomo gli fece rispondere che non potea far torto allo Stella. Si fosse diretto a lui, per avere qualche cosa di inedito (II, 265). Intanto lo consigliava a ristampare in un solo volume le Canzoni e i Versi.
3. — Buon per lui che questo inverno 1827-28 riuscì, in complesso, dolcissimo!
Al padre, che gli chiedea notizie di sua vita, da figlio affettuoso diresse per Natale un letterone, nel quale gli aprì tutto l'animo suo, fino a spiegargli il perchè Egli con lui si mantenesse circospetto. Gli