- 147 --
dieci o venti lingue, vi brilla un sole bellissimo tra le dorature dei caffè, delle botteghe piene di galanterie, e nelle invetriate dei palazzi e delle case, tutte di bella architettura „ (Pisa, 12 novembre 1828).
Gli piaceva infine per quel privilegio d'essere una città abbastanza grande, con tutti i benefici delle piccole, come le vicinanze, il raccoglimento, la quiete, l'intimità; e tutte le attrattive delle capitali, come il movimento delle vie, la sontuosità dei palazzi, la coltura e la civiltà degli abitanti; senza nessuno di quei pesi, di quegl'inconvenienti, che facevano a lui odiosa Recanati e incomoda Roma. La bella lingua che vi si parla era il coronamento di tutte le altre circostanze, per cui vi si trovava bene.
Oltre il sommo intelletto ed il profondo studio, anche il piacevole conversare, che ne rivelava la candidezza e la modestia, avevano lasciato di Lui un gran desiderio a Firenze. Soli quattro giorni dopo ch'era partito, il Vieusseux gli scriveva: Non basta, mio caro amico, di sapervi arrivato felicemente a Pisa e convenientemente accasato, per consolarci della vostra assenza. Vi assicuro, e potete credermi, imperocché non sono uomo da parole lusinghiere, che il non vedervi più comparire la sera da me mi cagiona una vera pena; mi manca qualche cosa e sempre penso a voi. Voi siete uno di que' pochissimi uomini, coi quali mi sarei volontieri adattato a vivere, a fair e ménage „. Questa eloquente testimonianza è da aggiungere alle altre innumerabili, che provano quanto fosse amato dovunque per le sue preziose doti.
Prima d'allora, era stato sei mesi e mezzo sempre in locanda. Adesso tornò a pensione in una casa privata, prendendo alloggio in via Fagiuola, in casa del dott. Comandoli, presso il sig. Soderini (II, 248). Arrivare e sontirsi meglio, era stato tutt'uno; nè poteva essere