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Quando coll'ottobre il primo fresco si fece sentire, a Giacomo recò turbamento; ma poi gli riuscì favorevole (II, 241). In quella, fu visitato dal Bunsen, dal quale seppe, che anche nell'ultima udienza il Segretario di Stato gli avea ripetuto la promessa di collocarlo. Ma, con tutto che ora potesse uscire e studiare un poco, scrisse al padre che avrebbe passato l'inverno, per consiglio de' medici, fuori di Firenze, perchè, essendo quel clima infestato da venti, non gli si conferiva (II, 242). Chiese allo Stella, che lo manteneva, il permesso di andare a Roma. E l'editore glielo concesse senz'altro. Poi, avendo saputo che a Massa di Carrara il clima era paragonabile a quello di Nizza; che la neve non cadeva mai ; che si passeggiava senza ferraiuolo, tanto che in mezzo alla piazza crescevano gli aranci, pensò di preferirla; molto più che non era lontana più di 70 miglia da Firenze. Ma, per non segregarsi dal consorzio degli amici letterati, la di cui compagnia gli era indispensabile, alfine si decise per Pisa (II, 245).
2. — Ai 9 di novembre parti, e la sera del medesimo giorno era a Pisa.
Il 12 scrisse a Paolina, di aver lasciato a Firenze una temperatura di un grado sopra il gelo, e là facea tanto caldo, che dovette alleggerirsi gli abiti. E fu, probabilmente, la mite temperatura, che gli fece trovar quella città più simpatica che non gli fosse sembrata Firenze.
Anche a Pisa non un ricordo storico, e ve n'erano tanti! s'aifacciò alla sua mente. Gli piacque il Lungarno come spettacolo bello, ampio, magnifico, gaio, ridente non mai visto altrove. E tutto, perchè vi si potea passeggiare respirando un'aria primaverile. In certe ore del giorno, quella contrada è piena di mondo, piena di carrozze e di pedoni : vi si sentono parlare