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Faceva assegnamento di rimanere a Firenze l'estate, indi trasferirsi a Pisa l'inverno ; e, alla peggio, andare a morire a Recanati, volendo chiudere gli occhi a casa sua (II, 216).
I Letterati si onoravano a gara di presentarglisi a casa o in quel celebre Gabinetto Vieusseux, dove tante idee maturarono. Ivi il fior degl'ingegni si raccoglieva seralmente a discutere le più vitali questioni d'interesse nazionale. Basti citar per tutti il Giordani, il Colletta, il Niccolini, il Capponi, il Poerio e Gabriello Pepe.
Del Giordani ho già detto in altra parte. Qui si può aggiungere che quando la Carboneria, dopo le repressioni del 1821, si dedicò a far comprendere al popolo l'importanza della sua educazione, perchè ne meritasse i favori; anche il Giordani, tornato a Piacenza, attese a questa santa opera. Difese la causa dei ragazzi di Piacenza, creò una società di lettura, propugnò la fondazione degli asili d'infanzia. Per tutto questo, nel 1824, fu esigliato e riparò a Firenze, dove aiutava il Colletta nella Storia, quando vi giunse il Leopardi.
Pietro Colletta, napoletano, avendo aderito al governo del re Giuseppe Bonaparte prima e di Gioacchino Murat dopo, era stato anche tollerato dopo il 1815 dai Borboni. Ma mescolatosi con ardore alla rivoluzione dal 1820, prigioniero dell'Austria a Brun, appiè dello Spilbergo, e graziato nel 1823, avea stabilito sua dimora a Firenze. Colà, per otto anni, attese alla sua Storia del Reame di Napoli dal 1734 al 1825, e mori nel 1831, poche ore dopo che il Granduca, divenuto reazionario, gli aveva intimato lo sfratto. Il suo nome fu legato a quello di Alessandro Poerio, pur napoletano. Questi, dopo aver militato col Pepe, esiliato nel 1821, visse alcun tempo a Firenze e, sempre caldo d'amor patrio, obbe la fortuna di sopravvivero al Colletta, per-