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di sé nell'amico, cui non dovea più di una semplice conversazione e più di un puro diletto dello spirito, gli fece all'improvviso conoscere che non le era lecito procedere più oltre; anzi un bel di gli disse, che la sua conversazione da solo a solo l'annoiava (II, 210).
E allora l'innamorato, richiamato alla realtà delle «ose bruscamente, si destò anche dal nuovo sogno, e trafitto nel più vivo del cuore, ricadde nel suo dolore antico.
Anche pare indubitato che nella stessa Bologna abbia sentito un altro amore per altra donna, della quale si vergognava a dire, che essa, vedendo che ei non andava più da lei, avea mandato a domandare delle sue nuove, l'avea invitato a pranzo, senza che egli avesse ¦voluto mai più rivederla „ (II, 216).
E non può essere la Malvezzi, perchè assicura che la gioventù, le bellezze, le grazie di quella strega erano tanto grandi, che ci volea molta forza a resistere „. Mentre l'altra non era più giovane, ma aveva 40 anni suonati. — Era maritata: avea un paio d' occhi che gli parevan belli ed una persona pur bella (II, 128).
Era dessa madama Padovani, di cui — fanno cenno più lettere di Giacomo allo Stella e dello Stella a lui, una lettera della sorella Paolina, una al Popoli, un'altra al Papadopoli; le quali due ultime, sebbene ce ne tacciano il nome, ci forniscono le maggiori notizie su quest'avventura; tutte poi si corrispondono così bene, nella determinazione dei fatti e delle circostanze, da non lasciare più alcun dubbio sull'autenticità dell'avventura medesima. Esse ci dicono che l'ignota diva era una signora molto giovane, molto bella, molto graziosa e seducente, probabilmente milanese, molto amica della famiglia Stella •e maritata a un Padovani che stava a Modena. Si trovava a Bologna nel 1826-27, ov' era venuta per