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stato scritto in fatto di filosofia morale (Lett. 1° aprile 1826) „. Nè tampoco accettava la generosa offerta di prenderle senza compenso. Piuttosto, veduto l'esito del libro, che non potea mancare, avrebbe fatto il dover suo. A questo patto espresso accettava; diversamento, in sua onestà, non poteva.
Era una vera gara fra i due, a chi fosse più gentiluomo; e non poteva essere altrimenti se, a tutti gli editori che gli si profferivano da Bologna, Firenze, Torino e Napoli, Giacomo preferiva lo Stella (II, 121).
Ma le prove di stampa del Petrarca e del Cicerone, editi a Milano, gli erano cagione di continue inquietudini; perchè non sempre giungevano speditissime, quantunque Ei si affaticasse in ogni modo possibile a correggerle e riconsegnarle subito al Moratti. Questi si trovava in imbarazzo, tutte le volte che dovea spedire manoscritti in mezzo a stampe, per la diffidenza delle Poste e della Censura (Lett. 19 aprile 1826).
Il 3 maggio 1826, Giacomo consegnò al corrispondente dello Stella il ms. delle Operette, che giunse a Milano il 13 maggio.
Questa sola opera, scrivevagli lo Stella il IO giugno 1826, io credo, deve bastare ad innalzare ad alta fama l'Autore,,. E non s'apponeva al vero.
La primavera, che avevagli giovato, gli avea prodotto però sul principio una irrequietezza di nervi grande. Fortuna che anche questa cessò; e a giugno Egli potè occuparsi con alacrità. Difatti, il 21 giugno 1826, era stato consigliato a dedicarsi ai Trionfi, alle Canzoni e ai Sonetti di argomenti vari del Petrarca; e il 5 luglio facea meravigliare il suo editore d'aver terminato tutto. — Ha ben ragione di riposare, scrivevagli lo Stella, e lo faccia in modo eli' io abbia motivo di consolarmi per sentirla star meglio „.
S'accinse al Cinonio ; ma trovatolo lavoro lungo e