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Per la storia di un'anima
Biografia di Giacomo Leopardi
Ciro Annovi
S. Lapi Tipografo Editore Città di Castello, 1898, pagine 232

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   in essa, come un romito degli Appennini, avrebbe potuto flagellare i pessimi costumi toscani, i metodi di educazione e di pubblica istruzione, tutto ciò insomma che avesse creduto. Un altro romito dell' Arno gli avrebbe risposto ; e questa forma avrebbe destato un interesse universale. Ma Giacomo, sebbene lusingato di quest'onore, in sua delicatezza, rispose (Lettera 4 marzo 1826) che, prima di tutto, la sua vita per educazione e per abito era solitaria e quindi incapace di censurare, ignorandoli, i costumi dello genti; e poi la salute non gli permetteva occuparsi più di quello che facesse ; e infine aveva tali impegni librari con Milano, da doverne escludere ogni altro.
   Difatti era sovraccarico di lavoro per la revisione delle prove di stampa del Petrarca (Lettera 15 marzo 1826) e per le osservazioni che dovea fare alla pubblicazione delle sue Canzoni, non che per le Operette greche.
   Le premure del padre non cessavano mai. Fin dal febbraio avevagli mandato in regalo un abito, del tabacco, dei fichi e dell'olio; e a marzo, cioè a Pasqua, del buon formaggio fresco, che finì in dono al Bri-ghenti, cui lo fece recapitare con un biglietto firmato : Fra Jacopo da Monte Morello (II, 93 e 115).
   Inutilmente lo Stella gli chiese che cosa gli fosse stato offerto del ms. dello Operette morali (Lett. 22 marzo 1826), ch'egli intendea pagarglielo fuori della pensione convenuta. Imperocché il Nostro, disinteressato com'era, replicava, che delle offerte, cui l'editore accennava, non intendeva sentir parlare; quello che in materia letteraria Egli produceva, doveva esser suo (II, 119).
   E lo Stella era degno di questa prelazione, perchè, appena ebbe scorte le Operette, gli dichiarava, che il loro pregio era superiore a quanto dai moderni era