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Vice-Rettore della Sapienza, con l'obbligo di supplire a qualche cattedra; ma ingiungeva che vestisse l'abito talare. Giacomo rispondeva ormai che cotesto promesse valevano per lui meno di quelle di un amante ubbriaco „.
5. — E non aveva rifiutato cento altre volte di imbrancarsi fra gli ecclesiastici ? L'ultima volta, il gennaio 1826, avea rinunciato in Recanati all'investitura del beneficio di S. Giovanni Battista, della rendita di circa 150 scudi annui, oltre i 50 che dovea dare Casa sua. Anzi, intorno a questo affare, dirò come andarono le trattative fra padre e figlio. — Alla domanda del primo, il 13 gennaio 1826, l'altro aveva avanzato la riserva che non fosse obbligato ad altro abito o tonsura, se non all'abito nero con fazzoletto nero da collo, e fosse dispensato dall'ufficio divino che avrebbe potuto compensare con preci equivalenti da non leggere. Di questo si fosse domandata la dispensa alla Curia, col pretesto della salute.
Il 16 gennaio replicava il padre, che gli sembrava facile l'ottenere quest'ultima dispensa, ma insuperabile l'ostacolo del vestire in abito e tonsura clericale. Piuttosto, sottilizzando, trovava che assumendo il benefizio, avrebbe potuto vestire come aveva immaginato, senz'esserne ripreso. Ma la chierica era indispensabile „. Nei di solenni poi ci voleva tutto al completo. Perchè egli, che le conosceva bene queste cose, gli spiegava, che un beneficiato il quale mai o quasi mai incede in abito e tonsura, decade dal benefizio ipso facto che un chierico reclami, e la famiglia perde per sempre i suoi diritti. Se invece avesse acconsentito a farsi prete, gli poteva ottener subito i distintivi prelatizi. Nè sapeva capacitarsi come potesse ripugnargli un abito ch'era stato di tanti Santi (Piergili, Lett. scrit., da pag. 151 a 155).