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A Milano conobbe il Monti, dal quale s'attendeva però un'accoglienza meno fredda. Invece il poeta romagnolo, disingannato di tutto e di tutti, per le patite disgrazie, non seppe trovare pel Nostro particolari riguardi. In quella visita, forse per difetto di sordità, lo fece, come suol dirsi, sputar sangue per farlo parlare (II, 24). E, come lui, così gli parvero indifferenti i più. A Milano trovò il bello guasto dal magnifico e dal diplomatico e gli uomini come partout ail-leurs (II, 7). Laonde, non sodisfatto di quel soggiorno, malgrado le gentilezze del conte Alborghetti, del Compagnoni, del conte Dandolo, dell'Ambrosoli e dello Stella sopra tutti, che era sempre a sua disposizione, desiderò Bologna e i cari amici, per attingere conforto dal loro affetto.
Allo Stella delineò il piano dell'edizione latina e italiana di tutte le opere di Cicerone; e con questo potè compensarlo delle spese che gli aveva anticipato pel viaggio da Becanati a Milano. Di più, combinò l'assegno mensile di dieci scudi, come un acconto, per cedergli i lavori fatti o da farsi, senza pregiudizio di quel più che avessero potuto meritare le sue fatiche letterarie dentro l'anno. Queste fatiche erano a sua scelta; cioè poteva occuparsi a scrivere quello che voleva, dando le sue Opere a quell'editore. Contratto, come si vede, se non ricco, almeno dignitoso e decoroso oltre ogni dire.
2. — Eatto questo, il 26 settembre 1825, potè tornare ad inebbriarsi della cordialità bolognese.
11 viaggio fu ottimo e rivide Bologna la mattina del 29 settembre. Prese subito a pigione un alloggio, con facoltà di ordinare alla padrona i suoi pasti, e si preparò a rimanervi l'inverno.
Siccome i 10 scudi non potevano bastargli, accettò di dare, per un'ora al giorno, lezione di latino ad un