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del trecento, per farla passare come autentica. Cercava il titolo di qualche antica biblioteca, da cui far credere d'averla tratta. E gli chiese notizie della Badia della Farfa. Era in Sabina, non molto distante da Roma, e venia celebrata per un archivio e una biblioteca, ricchi di documenti preziosi. Ora l'uno e l'altra sono ridotti a nulla.
Però la salute ricominciava a mancargli. Stava sempre poco bene, sicché lo scrivere gli era faticoso. A marzo era ridotto anche in peggiore stato. Difatti, dopo la traduzione dei Ragionamenti morali d'Isocrate l'uno a Demonico, l'altro a Nicocle, il terzo intitolato il Nicocle, era dalla mala salute impedito a tradurre, come avrebbe voluto, l'Orazione Aeropagitica dello stesso Isocrate, il Gerone di Senofonte, il Gorgia di Platone, i Caratteri di Teofrasto, qualche Dialogo di Eschine, i Pensieri di Platone, raccolti, scelti. Ora non poteva più nemmeno fissar la mente in una menoma applicazione, neppure per un istante, senza che lo stomaco non gli si ribellasse (I, 537).
5. — I tedeschi facevano a gara per trarlo fuori da Recanati. Il Niebuhr, vedute fallite le pratiche di Roma, ora si era proposto di condurselo in Germania, per unirlo alla schiera dei filologi alemanni. Il 9 marzo 1825 scriveva a sua moglie di avere ben disposto il barone di Altenstein a chiamare a Berlino il Leopardi per la Letteratura italiana. E il Bunsen metteva contemporaneamente in campo un'astuzia per collocarlo in Italia. Per ottenere che la Curia deponesse l'idea di volerne un ecclesiastico, il Bunsen (16 Lettere del Leopardi, ecc.) mostrò al Cardinale segretario di Stato l'Antologia del gennaio 1825, nella quale Pietro Giordani, con acri allusioni ni governo pontificio, avea stampato essersi accaparrata la cooperazione del Leopardi per un corso teorico pratico della