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venne delle conoscenze fatte a Roma cogli stranieri, per supplire con esse al vuoto che sentiva in cuore. All'ambasciata de' Paesi Bassi avea conosciuto l'Ia-copssen. Gli mandò ora le sue Canzoni, e ne ricevette lettere riboccanti di sentimenti nobili e squisiti.
La sua salute era buona, ma viveva a Recanati come in un eremitaggio, e s'occupava de' libri e con qualche passeggiata, facendo una vita più uniforme che i movimenti degli astri (I, 457). Iti questa non gli potè piacere veder pubblicato dal Mai il frammento del Libanio, chè si potea dire glielo levasse di mano (I, 460). E qui è a notarsi la confidenza fatta al Giordani in una di quelle rare lettere, che a Roma aveva messo insieme un tometto di versi, simili a quelli che già conosceva, aggiunteci alcune prose appartenenti alla materia. N'aveva ottenuto anche il permesso di stampa ; ma, fra il timore e la speranza, ne avea deposto il pensiero (I, 466). Era quel gruppo di poesie, che aveva gettato giù la prima volta, quando chiese gridando misericordia alla Natura. A Roma, aveva loro dato l'ultima finitura.
Lo studioso volgarizzò la Satira di Simonide sopra le donne, che vide poi la luce nel Giornale delle Dame molto più tardi, e più precisamente nel novembre del 1827 (Lett. di Carlo, 30 novembre 1827). Però conservando, in fondo all'animo, il desiderio di andarsi a stabilire altrove, teneva sempre d'occhio una qualunque Cancelleria del Censo, che gli avrebbe permesso di passare metà dell'anno a Roma (I, 486).
Al Niebuhr era successo nell'ufficio di Ministro di Prussia il suo segretario, il barone Carlo Cristiano Bunsen ; e il 18 aprile, il Nostro, ringraziandolo del pensiero che si pigliava di Lui, gli confessò che coltivava sempre l'idea dell'impiego. Anzi, verso la fine dell'anno (1823), saputa la vacanza del Can-